Siamo tutti nomadi del pensiero, abituati a studiare a condividere. La nostra è una 'Bohemia spirituale', per come la avrebbe chiamata Miguel de Unamuno, “continuiamo a cercare senza la speranza di trovare”. «Assaporiamo l’acre incanto di errare all’avventura per i campi del pensiero, senza avere una dimora. Bussiamo alla porta di ogni sistema, di ogni scuola, e passiamo la notte in quella che si apre, e la mattina al salir del sole riprendiamo di nuovo la marcia, sotto il cielo, per riposarci in nuove dimore».
Sono le dimore in cui si fortifica il cuore. Tutta la Massoneria è così. Il Rito Scozzese, il Rito di York.
Il Rito di York soprattutto è fondato su questa 'ricerca', la Ricerca della Parola Perduta che nel Capitolo dell'Arco Reale trova il suo compimento, in maniera analoga ad un importante grado del Rito Scozzese. Sono notti all’aria aperta, quelle in cui scopriamo di essere uniti e fratelli, cioè che questa ricerca è qualcosa di intimo, di prezioso, familiare. Il nostro non è uno studio, non siamo una scuola o un’università, la nostra è una passione che ci brucia. Ma sappiamo, con l'Arco Reale, che non è vuoto farfalleggiare, perché c'è una meta promessa. C'è una ricompensa. Un riposo. Nel Rito di York ci saranno poi altre esperienze, quelle della Massoneria criptica, in cui il tema della Parola viene meglio contestualizzato e quella della Massoneria Templare in cui la Parola, una volta posseduta saldamente, bisognerà difenderla.
I lavori massonici delle nostre officine e dei nostri capitoli si svolgono, idealmente, a cavallo fra i due San Giovanni, l’evangelista, che è celebrato a dicembre, ed il battista, che viene ricordato a giugno, due festività in prossimità degli eventi solstiziali.
Tutti i popoli antichi hanno sempre riconosciuto grande importanza alle stagioni, al susseguirsi dei solstizi e degli equinozi, l’osservazione di questi eventi scandiva il ritmo della natura con cui l’essere umano armonizzava il proprio.
Il Rito di York ha inteso in questi anni approfondire la tradizione cabalistica, assumendo che l’analisi e lo studio della sapienzialità legata all’antico testamento sia di aiuto per interpretare il nostro simbolismo e i nostri rituali. Il Solstizio d’estate, evento del mese di Tammuz, scandisce l’ingresso del sole nella costellazione del segno del Cancro. Il Libro della Formazione connette il segno del cancro, il mese di Tammuz e la lettera Cheit, un glifo simbolo di forza vitale, la volontà non razionale presente nell’inconscio di crescere, la forza da cui sorge la potenza dell’immaginazione creativa.
Il nome del segno del Cancro in ebraico è Sartan. La parola Sartan, ci conferisce il ruolo di principi della Tet, verso cui la Shin è veicolo, la luce nascosta, quella più antica che illuminava il mondo prima che i due “luminari” fossero creati. Tet è la lettera con cui inizia la parola Tov, buono e secondo il Libro della Formazione, forma il segno del Leone, la costellazione connessa con la maggiore espansione della luce solare, una fase di grande potenza ed energia.
Il solstizio d’estate deve connettere i liberi muratori, ed in particolare noi del Rito di York e del Rito Scozzese che abbiamo ricevuto i gradi capitolari, con la potenza simbolica dell’astro che ci rammenta che il Creatore si manifesta rendendo possibile la vita con i cicli armoniosi della natura, ma l’oggetto della nostra ricerca è la Tet, la luce primigenia, quella strada del ritorno che, se percorsa, riporta l’essere umano nella sua condizione di interessenza con il divino.
(emmecì, ellediesse)