di Luca Delli Santi
«Scesi di nascosto, rotolai per la scala vietata, caddi. Quando aprii gli occhi, vidi l’Aleph.
L’Aleph? Ripetei.
Sì, il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi…»
Jorge Luis Borges descrive così l’Aleph nel suo racconto breve che ha per titolo questa lettera e dà il nome alla sua raccolta del 1952, descrizione quanto mai pertinente del concetto sottostante la lettera Aleph, connessa con l’Uno, con il Principio. Nel Sefer Ha Zohar è scritto: «In Principio vi è Aleph l’inizio e la fine di tutte le cose, tramite il quale tutto è stato fatto e che è sempre detta uno, anche se il divino contiene molte forme rimane unico. È la lettera su cui riposano sia le entità superiori che quelle inferiori».
L’Aleph ci ricorda che la molteplicità della cose, il mondo duale provengono da unica fonte tutto è connesso: mondi spirituali, mondi materiali, entità superiori, entità inferiori, tutto è prodotto dalla medesima unità e ad essa torna. L’unità alla quale ci invita a riflettere l’Aleph è naturalmente anche quella fra umano e divino, è il partzufim di Adam Qadmon, l’Uomo Universale, lo stato dell’essere intermedio fra il manifesto e l’inconoscibile. Un percorso di scoperta della natura divina che è Amore, la parola Ahavah inizia con questa lettera come Ehad unico, Dio è unico ed è amore.
Non di meno ci rammenta anche l’interrelazione fra esseri umani, in ebraico me si dice “ani”, te “atha”, parole che iniziando con la Aleph ci indicano che io e l’altro siamo accumunati dallo stesso principio originario, è questo il senso dei due elementi del trinomio massico Fraternità ed Uguaglianza, siamo fratelli ed uguali in quanto siamo connessi al Principio.
È affascinante come la lettera che rappresenta il tutto sia afona, non ha infatti un proprio suono, si pronuncia sempre associata ad una vocale, assume, quindi, il suono della vocale cui è associata.
La forma della Aleph è composta dall’integrazione di tre lettere: due Yod ed una Vav posta in diagonale che le attraversa. La Yod posta nella parte alta rappresenta le acque superiori, ricordiamo che simbolicamente la Torah è acqua, quando in cabala si indicano le “acque superiori" si fa riferimento alla conoscenze più elevate, ai mondi spirituali, la Yod bassa in questo caso è la manifestazione, la Vav simbolicamente è il firmamento inteso come confine fra la manifestazione e i mondi dello Spirito, come si rammenterà nella visione di Ezechiele il firmamento si apre per consentire al profeta la visone del Trono di Gloria.
La Ghematria della Aleph è 1 il numero che esprime i concetti che abbiamo esposto in precedenza, l’unità, il principio, uno è anche l’individuo. Ogni essere umano è un individuo con caratteristiche fisiche, intellettuali e spirituali uniche, così ciascun individuo è chiamato a vivere il paradosso della Aleph, l’essere unico ed irripetibile ma in unità con tutti gli esseri umani ed insieme ad essi con il tutto; come nella descrizione di Borges è il luogo dove tutti i luoghi si trovano senza confondersi, ma non solo è il luogo in cui tutti gli individui sono un individuo senza confondersi.