lunedì 30 settembre 2019

Noi, pellegrini dell'anima, verso una Conoscenza che ci appartiene da sempre

di Massimo Agostini*



Con l’equinozio d’autunno riprendono con forza e vigore i nostri lavori rituali e, nell’augurare a tutti voi un proficuo lavoro, vi invio una breve riflessione, quale personale contributo nel difficile percorso verso il sacro tempio della “Conoscenza”,  dove alberga la superna essenza che ci appartiene e che tutto comprende.
L’uomo per sua natura, anche se ben intenzionato a percorre il difficile sentiero iniziatico, rischia spesso di perdersi nel labirinto di influenze profane, divenendo prigioniero di sentimenti ben lontani dal quel “Non Nobis...” posto a fondamento di un vero Cavaliere Templare.
Ognuno di noi ha una missione che non è scritta in un foglio, né in alcuna pergamena umana, ma è indelebilmente incisa nella nostra anima. Una missione che nel suo disegno superno ha voluto accomunare tutti noi in uno splendido fraterno percorso iniziatico, posto sotto l’insegna dell’Ordine del Tempio.
Ecco allora che il nostro essere Templari non può che assumere la valenza di un servizio, all’insegna di una missione più grande della nostra misera esistenza, nella consapevolezza di essere custodi di un messaggio da tramandare di generazione in generazione, e che quel messaggio rappresenta qualcosa di sacro, ben superiore ad ogni nostra misera velleità terrena.
Come gli antichi pellegrini alla ricerca della “Gerusalemme Celeste” trovavano ristoro “nell’umile dimora di un saggio Eremita”, così noi, novelli pellegrini dell’anima, non possiamo che trovare rifugio in questa eredità, ricevuta dai nostri padri, nutrendo la nostra mente e la nostra anima con la ricchezza spirituale in essa contenuta.
Il lavoro rituale rappresenta, proprio per questo, lo strumento donatoci per rinvigorire la nostra anima nel difficile sentiero che unisce terra e cielo, nel rispetto di quella divina missione che l’ha condotta a perdersi nella materia.
Un lavoro rituale che non si conclude all’interno dei nostri templi e nel confronto con i nostri fraterni compagni di viaggio, ma che inevitabilmente prosegue nel nostro importantissimo, intimo, lavoro quotidiano, consapevoli che ogni attimo, ogni pensiero e azione contiene in sé l’eternità di un disegno divino e la Luce espressa dalla nostra anima.
Ad Onore e Gloria dell’Ordine
Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam

* Gran Commendatore dei Cavalieri Templari d’Italia del Rito di York

Per non dimenticare. Oggi l'anniversario delle leggi di Norimberga


di Antonino Zarcone



Il 30 settembre 1935, entrano in vigore le leggi di Norimberga approvate il 15 dello stesso mese dal Reichstag del Partito Nazionalsocialista, convocato a Norimberga in occasione del 7º Raduno (am Reichsparteitag der Freiheit).
Le leggi comprendono:
la "legge per la protezione del sangue e dell'onore tedesco";
la "legge sulla cittadinanza del Reich";
la "legge sulla bandiera del Reich".
Le leggi saranno annullate il 20 settembre 1945 dalla Legge n. 1 della Commissione alleata di controllo.

LEGGE SULLA CITTADINANZA TEDESCA

15 Settembre 1935

Il Parlamento del Reich ha approvato all'unanimità la seguente legge:

Articolo I

1. Cittadino dello Stato è quella persona che gode della protezione del Reich Tedesco e che in conseguenza di ciò ha specifici doveri verso di esso.

2. Lo status di cittadino del Reich viene acquisito secondo le norme stabilite dai Decreti del Reich e dalla Legge sulla Cittadinanza dello Stato.

Articolo II

1. Cittadino del Reich può essere solo colui che abbia sangue tedesco o affine e che dimostri, attraverso il suo comportamento, il desiderio di voler servire fedelmente il Reich e il popolo tedesco.

2. Il diritto alla Cittadinanza viene acquisito attraverso la concessione di un Certificato di Cittadinanaza del Reich.

3. Solo un cittadino del Reich gode di tutti i diritti politici stabiliti dalla Legge.

Articolo III

Il Ministro degli Interni del Reich, di concerto con il Vice Führer, emanerà le ordinanze e i provvedimenti amministrativi necessari ad integrare ed attuare questa legge.

Norimberga, 15 Settembre 1935

La Legge entrerà in vigore il 30 Settembre 1935.

Il Führer cancelliere del Reich
Adolf Hitler

Il Ministro degli Interni del Reich
Wilhelm Frick

Reichsgesetzblatt, 1, 1935, p. 1146. LEGGE PER LA PROTEZIONE DEL SANGUE E DELL'ONORE TEDESCO

15 Settembre 1935

Il Reichstag fermamente convinto che la purezza del sangue tedesco sia essenziale per il futuro del popolo tedesco e ispirato dalla inflessibile volontà di salvaguardare il futuro della nazione Germanica, ha unanimemente deciso l'emanazione della seguente legge:
Articolo I

1. I matrimoni tra ebrei e cittadini di sangue tedesco o affini sono proibiti. I matrimoni contratti in violazione della presente legge sono nulli anche se per eludere questa legge venissero contratti all'estero.

2. Le procedure legali per l'annullamento possono essere iniziate soltanto dalla Procura di Stato.

Articolo II
Le relazioni extraconiugali tra ebrei e cittadini di sangue tedesco o affini sono proibite.

Articolo III
Agli ebrei non è consentito impiegare come domestiche donne di sangue tedesco o affini di età inferiore ai 45 anni.

Articolo IV
1. Agli ebrei è vietato esporre la bandiera nazionale del Reich o i suoi colori.

2. Agli ebrei è consentita l'esposizione dei colori giudaici. L'esercizio di questo diritto è tutelato dallo Stato.

Articolo V
1. Chiunque violi il divieto previsto dall'Articolo I sarà condannato ai lavori forzati.

2. Chiunque violi il divieto previsto dall'Articolo II sarà condannato al carcere o ai lavori forzati.

3. Chiunque violi i divieti previsti dall'Articolo III e dall'Articolo IV sarà punito con un anno di carcere o con una ammenda, oppure con entrambe le sanzioni.

Articolo VI
Il Ministro degli Interni del Reich, in accordo con il Vice Führer e il Ministro della Giustizia del Reich, emaneranno i regolamenti e le procedure amministrative necessarie per l'applicazione della legge.

Articolo VII
La legge entrerà in vigore il giorno successivo alla sua promulgazione ad eccezione dell'Articolo III che avrà effetto entro e non oltre il 1° Gennaio 1936.

Il Fuehrer e Cancelliere del Reich: Adolph Hitler
Il Ministro degli Interni del Reich: Wilhelm Frick
Il Ministro della Giustizia del Reich: Dr. Gürtner
Il Vice Fuehrer: Rudolf Hess

Reichsgesetzblatt, 1, 1935, pp. 1146-1147.

venerdì 27 settembre 2019

Chirac e la Massoneria



Chirac è stato amico della Massoneria al punto da definire i massoni “padri della repubblica”. Un’eredità, quella dell’Illuminismo. «Illuminismo della ragione, della tolleranza e della solidarietà umana, della libertà: la libertà assoluta di coscienza, la libertà del dubbio, perché il dubbio è il motore del progresso. Una libertà che riassume bene il trittico: “provocare ma non imporre, suggerire senza proclamare, interrogare piuttosto che rispondere”. In breve, la vera libertà del uomo che è riuscito ad affrancarsi tanto dalle passioni come dalle costrizioni sociali. […] Nato tra gli spasmi delle guerre civili e religiose inglesi, l’ideale massonico, quello di Isaac Newton, sognava di sostituire ai dogmatismi il dibattito sul progresso scientifico, di allentare la stretta, di spaccare la rigidità, per instaurare uno spazio di libertà, fuori dai tabù e dagli indici dell’epoca. La Massoneria può attribuirsi con fierezza questa storia e queste convinzioni. Esse sono il fondamento del suo impegno. Esse permeano le sue tradizioni. […] La Massoneria ha pagato caramente la sua fedeltà alle tradizioni, il suo impegno al servizio dell’uomo, venendo perseguitata da tutti i totalitarismi. […] Questo accanimento non può che essere spiegato con l’indefettibile attaccamento dei Massoni alla Repubblica. Hanno aiutato la Repubblica a nascere, diffondendo le idee della ragione e del progresso. L’hanno vegliata nei momenti in cui era fragile o aggredita. L’hanno nutrita di quanto le occorreva e dei loro pensieri. Sono stati sempre in prima fila per difenderla» (dal discorso in occasione del 257° anniversario della Massoneria francese)

giovedì 26 settembre 2019

Roma non dimentichi Garibaldi



Un fulmine ha colpito il monumento a Garibaldi il 7 settembre di un anno fa, provocando numerose lesioni ai bassorilievi. Oggi la statua dell’eroe dei due mondi, che dal Gianicolo domina Roma,  è ancora transennata, sostenuta sul basamento dai tiranti installati subito dopo il danneggiamento per scongiurarne il crollo. Su un triangolo collocato su un lato c’è scritto  “lavori in corso”. Lavori che a guardare lo stato del cantiere in realtà non sembrano mai iniziati. In occasione delle celebrazioni del XX Settembre, data che segna il completamento dell’unità d’Italia,  il Gran Maestro del Grande Oriente Stefano Bisi, che con una delegazione di liberi muratori si  è recato a  deporre una corona davanti  a questa scultura che è simbolo della libertà e ai piedi del monumento, opera di Mario Rutelli, dedicato ad Anita, ha fatto appello al sindaco a far partire i restauri, ribadendo la disponibilità dell’istituzione massonica a contribuire ai lavori di recupero dell’opera.  Già l’anno scorso il Goi, in una lettera a Virginia Raggi, si era fatto avanti  ma senza ottenere finora risposta.

Collocata sul punto più alto del colle di Roma, l’imponente statua in bronzo,  realizzata nella Fonderia Galli,  venne inaugurata nel 1895,  poggia su un piedistallo in marmo, ai lati del quale sono scolpite le figure allegoriche dell’Europa e dell’America, oltre ai bassorilievi che rievocano lo sbarco a Marsala, la resistenza di Boiada, la difesa di Roma e il gruppo della libertà. L’opera è dell’artista Massone Emilio Gallori. Sui gradini a destra del basamento Ettore Ferrari,  Gran Maestro del Grande Oriente e autore del monumento a Giordano Bruno,  aveva creato una corona, per ricordare che Garibaldi era stato il primo Gran Maestro della Massoneria italiana. Corona, che durante il fascismo venne sostituita con simboli del regime , e solo nel 1943  riposizionata, anche se non più l’originale. Nella prima versione della statua Garibaldi  aveva la testa rivolta verso il Vaticano, ma poi venne riorientata verso il Gianicolo e in questa nuova posizione solo il cavallo guarda il cupolone.

mercoledì 25 settembre 2019

Not in my name: ebrei, cattolici e musulmani insieme per tutelare le donne



La lotta contro la violenza sulle donne, in particolare giovani e adolescenti, è tra i temi che al giorno d’oggi richiedono una sempre più forte consapevolezza e incisività d’azione. “Not in my name. Ebrei, Cattolici e Musulmani in campo contro la violenza sulle Donne”, progetto che è il risultato di una collaborazione tra Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Comunità Religiosa Islamica Italiana e Ateneo Pontificio Regina Apostolorum sotto l’egida del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, si propone di offrire soluzioni condivise nel segno dei valori comuni che uniscono oltre le differenze ma anche del pragmatismo. E quindi con una serie di interventi mirati nelle e con le scuole, annunciati in queste ore nella sede del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
«La violenza sulle donne è una realtà inaccettabile ed è un tema attuale – ha sottolineato in apertura Livia Ottolenghi, assessore alla Scuola, Formazione e Giovani UCEI – Per questo abbiamo deciso di metterci insieme, ebrei, cattolici, musulmani, come portatori di valori e dare un messaggio chiaro: nessuna violenza deve e può trovare nella fede un’attenuante o una giustificazione. Il nostro obiettivo è poi quello di puntare soprattutto sui giovani, sulle future generazioni, a loro è diretto questo progetto». Not in my name, insieme per tutelare le donne.


martedì 24 settembre 2019

Speroni e grembiuli. L'epopea massonica del West



Il West delle nostre fantasie, sviluppato a partire dall'epopea del cinema western e dai soldatini dei nostri giochi d'infanzia, è abitato non solo da cowboy e pellerossa, ma anche da banditi e sceriffi, coloni e cercatori d'oro, guide e predicatori.
Non manca nulla in questa cavalcata (è il caso di dirlo) che copre oltre un secolo di storia americana. Vi sono personaggi noti e meno noti, le cui storie sono raccontate come un romanzo.
Ma il West non è il solo filo conduttore: l'altro è rappresentato dalla massoneria. Tutti i personaggi di cui si parla nel libro erano infatti liberi muratori.
È un libro, questo di Marco Rocchi in uscita per Tipheret, con uno scritto di Davide Riboli, che si legge come una raccolta di racconti d'avventura ma che indaga, tra le righe, le ragioni dello strano connubio tra massoneria e Far West...

lunedì 23 settembre 2019

L'arte della bellezza. L'allocuzione del Gran Maestro Stefano Bisi

La lettura dell'allocuzione

Carissimi fratelli, Gentilissimi Amici del Grande Oriente d’Italia che ci onorate con la vostra presenza al Vascello in questo giorno in cui celebriamo l’annuale festa del libero pensiero. Siete i benvenuti nella Villa della Libertà e della cultura. Insieme a me vi salutano i membri della giunta. Li chiamo sul palco: il gran maestro aggiunto Antonio Seminario, il gran maestro aggiunto Claudio Bonvecchio, il primo gran sorvegliante Sergio Monticone, il secondo gran sorvegliante Marco Vignoni, il grande oratore Michele Pietrangeli, il gran tesoriere Giuseppe Trumbatore, il gran segretario Francesco Borgognoni, il presidente degli architetti revisori Emanuele Melani. I consiglieri dell’ordine in giunta Fabrizio Celani, Raffaele Sechi.

Desideriamo porgervi un caro saluto e il ringraziamento per aver voluto trascorrere insieme a noi questa ricorrenza così importante, piena di significati e straordinariamente bella, che anche quest’anno abbiamo arricchito dalla presenza di mostre, dibattiti ed eventi ai quali hanno preso parte personaggi di spicco della vita culturale, politica e dello spettacolo del nostro Paese. Abbiamo parlato con tante persone. A tutte queste personalità va il mio grazie e quello della Giunta dell’Ordine per aver accettato il confronto con un’Istituzione che punta alla diffusione del pensiero e alla tutela dei diritti di tutti senza preconcetti e senza esclusioni. Il Grande Oriente d’Italia sventola la bandiera della laicità, che vuol dire prima di tutto rispetto delle diversità. Noi liberi muratori, non abbiamo fatto roghi nella nostra storia, ascoltiamo tutti, parliamo con tutti, permettiamo a tutti di esprimersi, di vivere la propria dimensione spirituale e non. Le porte del Grande Oriente d’Italia sono e saranno sempre aperte al dialogo costruttivo con chi vuole conoscerci per capire prima di giudicare. In troppi non vogliono fare fatica: è più facile giudicare che pensare. Noi, comunque, anche a chi ha pregiudizi nei nostri confronti le nostre porte non le chiudiamo mai. Non le chiudiamo mai a nessuno: non fa parte del nostro Dna, della nostra storia e dei nobili principi a cui ci ispiriamo.

A chi ci vuole vedere come dei bei pezzi d’antiquariato del passato, a chi ci vuole marchiare oggi come se fossimo dei pericolosi individui che nel segreto chissà cosa combinano ai danni della collettività, a chi ci vuole strumentalizzare per fini e consensi politici, a chi pensa che la libera muratoria sia solo un club di uomini che indossano bei grembiuli colorati e guanti, a tutti questi noi rispondiamo con il sorriso della Tolleranza. Pronti ad ascoltare, a difendere il diritto degli altri a esprimere le loro opinioni e pronti a dire la nostra. È questa la vera unica Democrazia, è questa la grande differenza che ci rende belli e forti a distanza di secoli e ci rende più che mai attuali. La Massoneria è nata e si è sviluppata nei secoli come una vera e propria Arte, ’Arte del tutto speciale, unica, dove si impara a modellare ogni cosa facendo ampio e fecondo uso della Bellezza oltre che della Tolleranza.

L’Arte della Bellezza, ecco una definizione che per la Libera Muratoria è di una valenza profonda. Perché nel  suo molteplice simbolismo racchiude in se’ quello che è il reale percorso massonico di ogni iniziato alla ricerca del Bene, del Bello, del Giusto e del Vero.

Perché non c’è niente come la Bellezza in grado di attraversare i secoli, smuovere le coscienze, parlare un linguaggio universale nel tempo e nello spazio.  Lo scrisse usando queste parole Oscar Wilde: “La Bellezza è una forma del Genio, anzi, è più alta del Genio perché non necessita di spiegazioni. Essa è uno dei grandi fatti del mondo, come la luce solare, la primavera, il riflesso nell’acqua scura di quella conchiglia d’argento che chiamiamo luna”.

La Libera Muratoria è da oltre tre secoli Arte e Bellezza insieme, interiore ed esteriore, anzi la Libera Muratoria è proprio l’Arte della Bellezza. Attraverso di essa, l’uomo che lo desidera, spicca il volo verso altezze dello spirito e valori condivisi che sono contenuti nei principi di Libertà, Fratellanza ed Uguaglianza. La Bellezza è non è nel viso, non è solo nei tratti, la Bellezza è nel cuore, la Bellezza è nella dignità, nello spirito, nell’eleganza.

Durante i nostri lavori rituali viene evocata la Bellezza insieme alla Sapienza e alla Forza; è una delle tre candele che accendiamo nel Tempio, che fanno tanta luce e guidano il lavoro dei fratelli massoni in ogni angolo del Mondo, in ogni angolo della nostra, e da sempre, amata patria.

“Che la Bellezza lo irradi e lo compia” viene perentoriamente affermato in relazione al lavoro che i liberi muratori si accingono a svolgere all’inizio delle tornate rituali. E in questa frase esortativa che viene pronunciata in Loggia, e anche in quella finale che recita “Che la luce della Bellezza resti nei nostri cuori”, è racchiuso tutto l’impegno e lo spirito con cui i massoni lavorano,  fin dalla notte dei tempi, al proprio miglioramento e a quello dell’Umanità.  Con qualche errore. Strada facendo qualche errore lo abbiamo fatto. Altri ne faremo. Pronti, come sempre, a pagare i nostri sbagli. A noi non viene risparmiato nulla in questo mondo dove tutti si sentono perfetti. Noi no.  Noi rivendichiamo la nostra imperfezione, il diritto di essere imperfetti. La perfezione la lasciamo ai presuntuosi. A chi ha una risposta per tutto e pensa che sia sempre quella giusta. La perfezione lasciamola ai punti esclamativi, come Luciano De Crescenzo chiamava i paladini delle grandi certezze, i puri della fede incrollabile. I punti esclamativi fanno paura. Abbiate paura dei punti esclamativi. Spesso le loro certezze si trasformano in violenza. Meglio i punti interrogativi, i sacerdoti del dubbio positivo. Quasi sempre sono brave persone, democratiche e tolleranti.

Noi liberi muratori siamo punti interrogativi che cercano la Bellezza con il lavoro comune, che poi unita alla Sapienza e alla Forza può produrre effetti meravigliosi e aiutare un mondo tormentato e diviso. E i massoni in questo hanno sempre fatto prevalere l’interesse del Bello e del Giusto per arrivare al Vero in un cammino impegnativo, senza scorciatoie, alla ricerca della conoscenza di se stessi e al miglioramento della Società dove noi tentiamo di interrare e coltivare i piccoli, grandi semi che portano alla Fratellanza degli uomini. Seminare è un lavoro duro. Ma è bello, è Bellezza.

Questa Bellezza è innanzitutto dentro di noi, dev’essere sempre in noi e dobbiamo alimentarla continuamente per riceverla e dare un po’ di luce, con generosità, agli altri. È una candela accesa che va riparata dal vento del pregiudizio, della rabbia, della violenza. Noi massoni, possiamo gridarlo in ogni momento ad alta voce,  siamo cercatori della luce e tedofori della Luce della Bellezza.  Più che mai lo siamo oggi, in una fase in cui anche la Bellezza viene messa in discussione da urla e strepiti di chi deve nascondere la debolezza dei propri argomenti.

Il Gran Maestro Stefano Bisi con i rappresentanti del Rito di York: Bilotta, Agostini e Pusceddu

Carissimi fratelli, carissimi amici non siamo e non saremo mai fra quelli che si arrendono di fronte all’invasione della Bruttezza che pervade gli animi, offusca le menti e rende l’Uomo retaggio delle forze più oscure che lo spingono a compiere atti barbarici ed a sottomettere ed umiliare i suoi simili. Non lo saremo mai. Noi siamo quelli che ripetono: “ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una”. E “la cosa una” è l’uomo che, ben formato, con i piedi che calcano la terra e il pensiero rivolto al cielo stellato fa il miracolo della Bellezza.

L’Uomo, essere imperfetto ma perfettibile, ha in sé tutti gli elementi per porre rimedio ai suoi errori e raggiungere grandi traguardi nell’elevazione spirituale, nell’Arte, nella Cultura e nella Scienza. È questa la via massonica, è questa la strada che i liberi muratori cercano di percorrere senza accontentarsi di verità parziali, relative o di comodo.

Quanta forza e quanta bellezza ci furono Cinquant’anni fa, era il 20 luglio del 1969, quando sfidando la paura dell’ignoto, l’uomo mise per la prima volta il piede sulla luna. Un evento che è stato ricordato la scorsa estate attraverso le voci Rai dell’epoca. Oltre alle parole di Tito Stagno in tv, a quel dialogo vivace con Ruggero Orlando, ci fu anche l’emozionante radiocronaca di Enrico Ameri, quella che poi divenne una voce amica dei nostri pomeriggi calcistici. Disse: “È un tempo da segnare questo. Sono le 4,55 del 20 luglio 1969. Quell’astronauta sembra una farfalla che esce dalla sua crisalide e che scopre una nuova vita. Armstrong cammina piuttosto bene sulla superficie lunare, quindi vengono un po’ a cadere tutte quelle paure, quelle preoccupazioni che esistevano per la passeggiata dell’Uomo sulla luna”.

Le parole di Enrico Ameri che ancora oggi ci fanno rivivere quello che fu un momento di grande Bellezza per l’Umanità. Ebbene l’Uomo da allora ha conquistato più volte la luna, è progredito oltrepassando i confini della ricerca, della Scienza e della Tecnica. Ma ha fatto qualche passo indietro notevoli nella difesa della Bellezza sulla Terra, nella salvaguardia della natura, diventando persino il peggior nemico dell’ambiente e mettendo a rischio intere aree del globo. Abbiamo dimenticato che noi apparteniamo alla Terra, non è la Terra che appartiene all’uomo.

Ce lo ha ricordato l’astronauta Paolo Nespoli, che è venuto a trovarci in Gran Loggia ad aprile. Ci ha fatto sognare raccontandoci la Bellezza della Terra vista dal cielo e invitando tutti a preservare il nostro comune e straordinario habitat.

Anche Luca Parmitano, in missione nello spazio, da lassù magari stasera ci guarda, ha lanciato un inequivocabile messaggio d’allarme: “I deserti avanzano e i ghiacciai si sciolgono: sono passati appena sei anni dalla mia prima missione, ma è bastato affacciarmi alla Cupola per constatare profondi e drammatici cambiamenti. Ho trovato punti di riferimento e zone in cui gli effetti terribili del riscaldamento globale sono evidenti. Spero che le parole di noi astronauti, privilegiati testimoni della bellezza e della fragilità della Terra, possano allarmare davvero”.

Come ha  allarmato ad agosto vedere nelle immagini televisive lo scempio dell’Amazzonia in fiamme, una dolorosa e profonda ferita per il Pianeta, per tutti noi. È bella l’idea di piantare un albero per ogni cittadino. Sessanta milioni di nuovi alberi in Italia.

Una più responsabile tutela del Pianeta oggi è la base da cui ripartire per salvaguardare l’armoniosa Bellezza del Creato e la nostra stessa sopravvivenza. Dobbiamo guardare al Cielo rendendo ancora più forti le radici del terreno di cui ci nutriamo e dell’aria che respiriamo. E a questa terra, alla Grande Dea, dobbiamo pensare di più. Come si conciliano il progresso, il lavoro, con il diritto alla salute, alla conservazione dell’ambiente? Un bell’interrogativo. Va trovato un equilibrio, significa avere coscienza che ogni nostra azione, anche la più piccola, influenza l’umanità. L’equilibrio, una parola difficile. Pensate al dramma che vivono i cittadini che risiedono a Taranto, nel quartiere Tamburi, lì, accanto all’ex Ilva. Lavorano per vivere ma rischiano di morire avvelenati dall’inquinamento. E noi da qui inviamo ai cittadini di Taranto un messaggio di solidarietà e vicinanza. Come inviamo un messaggio di solidarietà e vicinanza a tutti i fratelli che lì vivono. La domanda che ci poniamo è semplice: come mai nel terzo millennio non si riesce a utilizzare la tecnologia per superare questo dilemma terribile: lavoro o conservazione dell’ambiente. Come si fa a trovare un equilibrio? Dobbiamo utilizzare la tecnologia. Ci aiuta a vivere meglio, può facilitare gli incontri tra le persone, a diffondere condivisione e solidarietà, cultura e bellezza. Quella Bellezza che ci è stata tramandata dai sapienti filosofi del passato.

La filosofia greca antica proprio alla Bellezza, all’armonia delle forme, attribuiva il compito di educare i giovani ad una vita virtuosa e buona, perché fossero spinti a «contemplare la Bellezza nelle attività umane e nelle leggi, e a vedere come essa è dappertutto affine a se stessa». E anche i Pitagorici attribuivano al Bello i caratteri della simmetria e della proporzione.

Torniamo a parlare di quella Bellezza cui si affida l’importante compito di condurre l’uomo alla ricerca della conoscenza dell’Essere, in cui risiede la vera sapienza. Torniamoci, fratelli e amici. Facciamo di tutto per rimettere l’Uomo sulla strada della Bellezza. Con forza e ottimismo.

Noi sappiamo bene che il compito della Bellezza è ancora quello di educare l’uomo all’ascesa verso il Bene, che potrà manifestarsi nell’azione buona e meritevole al servizio della collettività. La Bellezza di un gesto generoso. La Bellezza di aiutare una persona che ci chiede aiuto. La Bellezza di un bacio sulla guancia di un anziano. La Bellezza di una stretta di mano. La Bellezza di un abbraccio, magari inaspettato. La Bellezza di dire “ti voglio bene”.

Ma torniamo anche a guardare con ammirazione e stupore alla Bellezza dell’Arte in tutte le sue forme. Partendo da quella che ci hanno tramandato geni come Leonardo da Vinci. Senza i suoi codici, senza i suoi studi, senza il suo grande lavoro di scienziato, inventore, pittore, l’Umanità non avrebbe compiuto il percorso che ha fatto.

C’è quindi più che mai bisogno di Bellezza, di Cultura, di Sapere, di Conoscenza. Abbiamo urgentemente bisogno di vedere che siano costruite nuove scuole e nuovi musei, abbiamo bisogno che i libri invadano anche le case dei poveri, affinché tutti i bambini abbiano la possibilità di istruirsi.

Mi ha colpito, mi ha fatto riflettere, a luglio, l’immagine di un bambino di 11 anni, Rayane, che durante lo sgombero di un casa occupata a Primavalle teneva sottobraccio i suoi libri come la cosa più preziosa, mentre i poliziotti lo guardavano. Nessuno va lasciato indietro, nessuno va lasciato solo. Né Rayane né altri bambini.

La priorità che ogni governo, di ogni classe dirigente, dovrebbe darsi, è quella di sostenere la più grande ricchezza che l’uomo possa avere: la Cultura. Non ci possiamo più permettere che venga quasi accantonata con programmi scolastici che risentono sempre più dei budget ridotti. È lì, a scuola, che si preparano le generazioni del futuro. È lì che si creano le comunità, è lì che si impara a conoscere l’altro. Sui banchi di scuola.

Piero Calamandrei, in un suo discorso a difesa della scuola nel 1950, pronunciò queste sagge parole: «Quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, che invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue. La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia». Oggi ci vorrebbero tanti Piero Calamandrei per illuminare la strada.

Ma non facciamoci prendere dallo sconforto e dalla rassegnazione. La ruota della vita non si ferma. Non si è mai fermata. Il pessimismo non ci deve accompagnare. Facciamo un gioco. Un indovinello. Ditemi chi ha pronunciato queste frasi.

«La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, si burla dell’autorità e non ha nessun rispetto per gli anziani. I bambini di oggi sono dei tiranni, non si alzano quando un vecchio entra in una stanza, rispondono male ai genitori, in una parola sono cattivi». La frase è di Socrate, 470 a.C.

La seconda: «Non c’è più una speranza per l’avvenire del nostro paese, se la gioventù di oggi prenderà il potere domani, perché questa gioventù è insopportabile, senza ritegno, terribile». Appartiene ad Esiodo, 720 a.C.

La terza: «Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico. I nostri ragazzi non ascoltano più i loro genitori. La fine del mondo non può essere lontana». Attribuita ad un Sacerdote dell’Antico Egitto 2000 anni prima di Cristo.

Infine, ecco la quarta: «Questa gioventù è marcia nel profondo del cuore. I giovani sono maligni e pigri. Non saranno mai come la gioventù di una volta. Quelli di oggi non saranno capaci di mantenere la nostra Cultura». Quest’ultimo giudizio è inciso su un vaso d’argilla dell’Antica Babilonia nel 3000 a.C.

Siamo di fronte a degli esempi che vengono da un passato lontano da cui noi discendiamo e che devono farci scuotere le coscienze ma farci sentire fiduciosi, ottimisti. Perché sono riflessioni molto attuali. Ma vuol dire che la ruota della vita gira. La ruota ci ha fatto andare avanti. Ci manda avanti. Nonostante tutto. E allora? Allora, impegniamoci. Per dare entusiasmo, per dare lavoro, non più precario e poco retribuito. Troppi non hanno lavoro, troppi lo perdono. Mai perdersi d’animo. Le partite che affrontiamo ogni giorno a volte si vincono, in tutte le altre non si perde ma si impara qualcosa. Mai sentirsi sconfitti. La vita è lunga. Si cade e ci si rialza. I contadini toscani, le sere d’inverno, a veglia, di fronte al fuoco, raccontavano le storie ai più giovani e, soprattutto, raccontavano tanti proverbi. Una mi è rimasta impressa: «Nella vita ci sono più giorni che salsicce»… Vuol dire che c’è tempo per far tutto, per vincere e per imparare dalle sconfitte, per ascoltare e per parlare, per piangere e per sorridere.

La forza si costruisce sui fallimenti, non sui propri successi. La capacità di rialzarsi dopo una caduta rende più forti. Sempre senza fermarsi.  Sempre in viaggio. Come avete fatto Voi per arrivare qui al Vascello. Alcuni di voi vengono da molto lontano, hanno affrontato viaggi faticosi e anche costosi. Hanno trovato curve e strettoie. E anche pericoli. È un dono che mi avete fatto. Essere venuti qui è un regalo che mi avete fatto, che avete fatto alla giunta del Grande Oriente d’Italia. Voi siete come un seme lanciato tra le zolle, baciate dal sole, alimentato dall’acqua, curato dal lavoro dell’uomo. Con il vostro impegno costante, ogni giorno, in ogni parte d’Italia, in ogni angolo, siete diventati una bella spiga di grano. E io sono fiero di voi come Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. E la giunta è fiera di voi. E anche voi come il seme che cerca la luce passando dalle tenebre della terra, avete attraversato le difficoltà. Come posso ringraziarvi? Talvolta ci penso quando vi stringo la mano. Posso ringraziarvi con un sorriso. Non so darvi molto di più. Ho provato a difendervi. Credo di sì, credo di averlo fatto e continuerò a farlo con tutte le mie forze perché rivendico il vostro, il nostro diritto di esistere.

E questa è la Bellezza, la Bellezza dell’armonia, che regna tra noi. Bisogna mantenerla quest’armonia tra tutti gli uomini partendo dalla nostra interiorità. In fondo, ogni persona è come una vetrina. Brilla quando c’è il sole ma quando cala la notte la vetrina brilla se c’è la luce dentro. E la persona è come un uovo. La solidità non è data dal guscio ma da quello che lo riempie.

E anche il Grande Oriente d’Italia è come un uovo, ha grandi valori dentro, ha una straordinaria storia, ha un formidabile futuro davanti. Siamo cittadini di questa Italia, di questa Europa che talvolta ci fa arrabbiare, che vediamo lontana e che talvolta ci mette lacci e lacciuoli ma è bene che ci sia, siamo cittadini dell’umanità, di un mondo che ha confini porosi, che consente a ogni essere umano di spostarsi da una parte all’altra, che permette a ognuno di imparare qualcosa da un altro.

La Bellezza di imparare, il desiderio di progredire, la voglia di lasciare cose belle, la pace, l’amore, il lavoro a chi verrà dopo di noi. “Il futuro è il luogo migliore” ha detto Barack Obama. Bisogna costruirlo il futuro. Costruire, la parola fondamentale della nostra azione. Costruire stimola la fierezza dell’appartenenza. E noi dobbiamo costruire luoghi migliori. Tocca a noi. Il luogo è l’intreccio tra l’ambiente e l’uomo, l’uno rispetta l’altro. Così si edificano le comunità, dove le persone si conoscono, si parlano, si aiutano.

E, chissà perché, mentre dico queste parole, me ne viene in mente un’altra, tra le più diffuse del nostro tempo: deficit. Si parla di deficit di bilancio, deficit delle imprese, deficit di linguaggio, di lettura, ma si parla poco o nulla del deficit di empatia. Invece, è un male del nostro tempo l’incapacità di capire le ragioni dell’altro, le difficoltà dell’altro. Noi dobbiamo agire per superare il deficit di empatia. Se allarghiamo il raggio delle nostre preoccupazioni, se c’è empatia con i problemi degli altri sarà difficile non aiutare chi ha bisogno.

E noi liberi muratori, che siamo artigiani del progresso, dobbiamo metterci in azione per diminuire e annullare il deficit di empatia.

Noi massoni non ci fermiamo. Camminiamo. Corriamo. Siamo forti, siamo grintosi, siamo fieri, uniti e perfino belli. Continueremo la nostra interminabile Opera accendendo la candela della Bellezza nei nostri cuori e nelle nostre menti per illuminare un po’ di più il mondo. Continueremo a lavorare per i nostri sogni, continueremo ad alimentarli, ispirati dal pensiero nobile e illuminato di Eleonor Roosevelt: “Il futuro appartiene a chi crede alla bellezza dei propri sogni”.

Fatelo anche Voi. Facciamolo tutti assieme. Costruiamo il futuro, è lì il luogo migliore, il luogo più bello, il luogo della dolcezza e dell’amore, il luogo del lavoro per tutti, il luogo della cultura per tutti. Accendete ovunque, ogni giorno, la candela della Bellezza. Facendo così, davvero la Bellezza potrà salvare il mondo.

Viva il Grande Oriente d’Italia! Viva il Libero Pensiero! Viva tutti noi!

Stefano Bisi

Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia

Roma, Il Vascello 21 settembre 2019.

Francesco Rutelli ricorda il nonno Mario. Ed Ernesto Nathan




La Roma dopo la caduta dello Stato Pontificio, città ricca di fermenti culturali e artistici. A raccontare la città come era ai primi del Novecento, attraverso alcuni suoi protagonisti dell’epoca, Francesco Rutelli, ospite il 20 settembre della Massoneria del Grande Oriente d’Italia nell’ambito della manifestazioni per l’anniversario della Breccia di Porta Pia e dell’Equinozio d’Autunno. Sindaco della capitale dal 1993 al 2001, nonché ministro della Cultura e vicepresidente del Consiglio dei Ministri dal 2006 al 2008, attualmente presidente dell’Anica, Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali, Rutelli, nel corso della conversazione “Frammenti di storia” che si è tenuta al Vascello ha ricostruito lo straordinario clima dell’epoca, rievocando grandi figure come quella di Ernesto Nathan, che fu primo cittadino di Roma dal 1907 al 1913, Ettore Ferrari, autore della statua di Giordano Bruno in Campo de’ Fiori, entrambi massoni e Gran Maestri del Grande Oriente d’Italia e del bisnonno, lo scultore Mario Rutelli, che insieme a loro partecipò al clima unico di quegli anni che furono decisivi per la costruzione dello stato laico e unitario.



Mario Rutelli, che era nato a Palermo nel 1859 e che morì a Roma nel 1941, era un siciliano di grande talento, che, dopo aver lavorato per il padre, la cui impresa costituiva quella che era probabilmente la principale fabbrica del Mediterraneo in quegli anni, frequentò l’Accademia di Belle Arti nel capoluogo dell’isola, e poi lo studio di Giulio Monteverde a Roma e quello di Auguste Rodin a Parigi. Tanti i suoi lavori sparsi in tutta Italia, e non solo: dalla Sicilia a Roma, dalla Germania alla Gran Bretagna. Nella capitale, celebre è il monumento ad Anita Garibaldi sul Gianicolo, cui il Grande Oriente d’Italia ha reso omaggio nell’anniversario della presa di Porta Pia, ma anche la Fontana delle Naiadi a piazza della Repubblica, una delle “Vittorie” sul monumento a Vittorio Emanuele a piazza Venezia, il gruppo marmoreo degli “Irosi” danteschi nella Galleria nazionale d’Arte Moderna, il monumento a Nicola Spedalieri a piazza Sforza Cesarini. E, a Palermo, la Quadriga del Politeama Garibaldi; e ancora, a Catania, il monumento equestre al re Umberto I. E poi, a Monaco di Baviera, le tracce di una statua di Wolfgang Goethe, e ad Aberystwyth, nel Galles, il monumento commemorativo per i marinai inglesi e il monumento a quello che sarebbe stato il re dimissionario Edoardo VIII… Un elenco davvero lungo a testimonianza del fervore dell’epoca. Un fervore di cui sono incontestabili poli e punti di riferimento a Roma, Ernesto Nathan, che guidò la città eterna dal 1907 al 1913 e che le cronache lo considerano il migliore sindaco che Roma abbia mai avuto. Ed Ettore Ferrari, appassionato di arte ma anche di politica e che fece un unicum delle due passioni diventando protagonista della celebrazione artistica del nuovo stato laico nato con l’Unità d’Italia.

FONTE

venerdì 20 settembre 2019

Per il XX settembre ricordiamo anche Giacomo Segre

di Antonino Zarcone



È arrivato il XX SETTEMBRE. In questo giorno del 1870, alle prime ore del mattino, un giovane capitano di artiglieria con il fuoco della sua batteria apre la breccia presso Porta Pia consentendo ai soldati italiani di fare il loro ingresso. Si chiama Giacomo Segre ed è un ufficiale italiano di religione ebraica. Si è detto che fu scelto per la sua religione così non sarebbe stato scomunicato. Questo è ingiusto. Vi sono altre batterie ed altri capitani alla liberazione di Roma. Viene scelto perchè è un ottimo ufficiale di artiglieria. Segre non fa molta carriera, diventerà Colonnello Direttore di uno dei centri dove si conducono le sperimentazioni dei materiali per l'artiglieria italiana. La fa il figlio Roberto cui si deve l'applicazione della contropreparazione anticipata che consente all'artiglieria italiana di vincere la battaglia del solstizio." Due grandi italiani. Una festa laica abolita dal fascismo dopo i patti lateranensi. Una festa che merita di essere ripristina per ricordare la laicità dello Stato quando viene messa in dubbio dall'uso strumentale dei simboli religiosi..

giovedì 19 settembre 2019

Deleuze e la filosofia che pizzica



«Quando qualcuno chiede a cosa serve la filosofia, la risposta deve essere aggressiva, poiché la domanda è ironica e pungente. La filosofia non serve né allo Stato né alla Chiesa, che hanno altre preoccupazioni. Non serve a nessun potere stabilito. La filosofia serve a turbare. Una filosofia che non turba nessuno e non fa arrabbiare nessuno non è una filosofia. Essa serve a nuocere alla stupidità, fa della stupidità qualcosa di vergognoso. Non ha altro uso che questo: denunciare la bassezza del pensiero in tutte le sue forme».

Gilles Deleuze, “Nietzsche e la filosofia” (1967)

mercoledì 18 settembre 2019

Cabala. In uscita per Tipheret due classici a cura di Federico Pignatelli




Sha'are Orah, (שערי אורה) Le Porte della Luce, prima traduzione in lingua italiana di uno dei testi di Qabalah più importanti di Joseph ben Abraham Gikatilla (יוסף בן אברהם ג'יקטיליה‎ש). Pubblicato la prima volta a Mantova nel 1561, più che un semplice testo è una vera a propria enciclopedia dei Nomi divini. L'autore, escludendo qualsiasi filosofia, ma basandosi esclusivamente su passi del Sēfer Yĕṣīrāh (Libro della Formazione), del Pirqei Heikháloth (Trattato dei Palazzi) e delle Scritture, esamina, nei dieci capitoli in cui è diviso il testo, più di 300 nomi divini collegandoli alle Sephiroth, uno per ogni Sephirâ; avvisando e spiegando che tale Nome, che considera principale, ha a sua volta molte altre denominazioni o Kinoui. Esso sviluppa la propria Qabalah sull'intreccio delle dieci sephiroth e i Nomi divini che considera collegati con dei canali, che possono essere danneggiati o riparati secondo il comportamento dell'uomo.
Non è l'unico testo in uscita. Perché sta per essere pubblicato, sempre da Tipheret e sempre a cura di Federico Pignatelli, Il divorzio dei nomi. In questo lavoro Abulafia delinea il palcoscenico cosmico in cui opera l’intera Cabala e ne spiega lo scopo generale: la perfezione della mente per mezzo dell’intelletto. Ciò fa del Get Ha-Shémot un’introduzione indispensabile all’intera Cabala. Abulafia spiega come la Cabala sia la parte della Torah che deve rimanere nascosta al pubblico, ricevuta solo oralmente da un degno insegnante a un degno studente. Tuttavia, per dare delle linee guida riguardo alla forma che questa deve avere, ci delinea qui quelli che ritiene siano i principi fondamentali. Questo capolavoro della mistica ebraica costituisce un’introduzione molto lucida e attuale all’argomento, tanto per i principianti che per gli studenti avanzati.


martedì 17 settembre 2019

Anche Dado contro la Massoneria



Una ecologia del linguaggio, per restituire al termine Massoneria il prestigio della sua storia e della sua tradizione. Certo, non bastano libri e conferenze, quando puoi la cultura popolare lo ha ormai adottato nella sua specifica e 'indeterminata' accezione negativa. L'ultimo caso è quello di Dado, la canzone in realtà è dell'anno scorso, ma gli ultimi avvenimenti politici, il governo giallo-rosso, la scissione di Renzi, le hanno ridato visibilità. Dado, al secolo Gabriele Pellegrini, è un comico che mette in musica, utilizzando brani famosi, le notizie di attualità. Un qualunquismo pungente. Nel 4 marzo di Dalla c' è un riferimento alla Massoneria. Dopo averle cantate a Berlusconi e Renzi, arriva Luigi Di Maio, che resiste "tra massoni e rimborsi gonfiati".

lunedì 16 settembre 2019

Torna il complotto giudaico-massonico



«In un recente post pubblicato su Facebook viene rilanciata una fake news storica: quella del complotto giudaico-massonico. Il palazzo di Montecitorio a Roma sarebbe infatti nelle mani del "potere ebraico sionista". Le prove sarebbero in un paio di immagini dove si vede il candelabro della tradizione ebraica (Menorah) esibito in una loggia massonica di cui non è specificata la provenienza, lasciando intendere ai più distratti che potrebbe trattarsi di un rito avvenuto nel Palazzo». In realtà la foto è stata presa proprio dal nostro blog. Si tratta della presentazione di un libro a Palermo, qualche anno fa. Provvedo un sito di fact-checking, Open, a smascherare la bufala.

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Torna a Surriento fu eseguita per la prima volta davanti al massone Zanardelli

di Antonino Zarcone



Il 14 settembre 1902, il presidente del Consiglio Zanardelli, il massone bresciano cui si deve la scelta del marmo di Bottanigo per il monumento a Vittorio Emanuele II di Roma, è in visita a Sorrento ospite del sindaco Guglielmo Tramontano. Il primo cittadino della città campana cerca di ottenere i favori dell'illustre ospite, chiede opere pubbliche, l'impianto fognario ed in particolare un ufficio postale. Zanardelli sembra infastidito per l'insistenza del sindaco. Questi allora pensa di fargli una sorpresa in occasione del commiato. Si rivolge ad Ernesto e Bartolomeo De Curtis. I due hanno scritto una canzone, il primo le parole ed il secondo la musica. È già stata depositata nel 1894. Loro cambiano qualche parola. Così al momento del commiato la coppia Giovanni Ambrosini e Maria Cappello esegue il brano in onore del Presidente del Consiglio. Questo è così entusiasta che ne chiede il bis. In questo modo, nel settembre del 1902, secondo la tradizione, viene presentata per la prima volta in pubblico la canzone Torna a Surriento. Una delle più belle e famose canzoni napoletane. Mi immagino quale potrebbe essere il risultato di una canzone scritta in onore di un Ministro della Repubblica.

«Vide 'o mare quant’è bello,
spira tanto sentimento,
Comme tu a chi tiene mente,
Ca scetato 'o faje sunnà.

Guarda, gua’ chistu ciardino;
Siente, sie’ sti sciure arance:
Nu profumo accussì fino
Dinto 'o core se ne va…

E tu dice: "I’ parto, addio!"
T’alluntane da 'stu core…
Da la terra de l’ammore…
Tiene 'o core 'e nun turnà?

Ma nun me lassà,
Nun darme stu turmiento!
Torna a Surriento,
famme campà!

Vide 'o mare de Surriento,
che tesore tene 'nfunno:
chi ha girato tutto 'o munno
nun l'ha visto comm'a ccà.

Guarda attuorno sti ssirene,
ca te guardano 'ncantate,
e te vonno tantu bene...
Te vulessero vasà.

E tu dice: "I' parto, addio!"
T'alluntane da 'stu core
Da la terra de l'ammore
Tiene 'o core 'e nun turnà?

Ma nun me lassà,
Nun darme stu turmiento!
Torna a Surriento,
Famme campà!».

venerdì 13 settembre 2019

Mitra e compasso. Riflessioni tra Massoneria e Chiesa



Il rapporto tra la Massoneria e la Chiesa cattolica riveste una grande attualità per le ricorrenti discussioni sul tema della laicità dello Stato. le frequenti esternazioni della gerarchie ecclesiastiche su argomenti che riguardano la vita civile italiana suscitano anche oggi reazioni forti da parte di politici e studiosi di area laica. Andando con lo sguardo al passato, il nuovo libro di Stefano Bisi in uscita per Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno, si sofferma sulle relazioni tra il Vaticano e la Massoneria, partendo dalla bolla di scomunica di Clemente XII fino ad arrivare all’attualità. Il libro ripercorre le ultime vicende di questo complesso rapporto: gli scontri sull’insegnamento della religione nelle scuole, la partecipazione al referendum sulla procreazione assistita, gli attacchi di alcuni vescovi alle Logge, la polemica su Mozart massone.

giovedì 12 settembre 2019

Luigi Campolonghi. La Massoneria, la libertà, la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo



La Lunigiana, la Libertà e la Massoneria sono i tre punti fermi che hanno condotto Luigi Campolonghi per tutta la sua vita, lunigianese orgoglioso e legato alla propria terra, libertario e socialista che lo ha visto subire le persecuzioni fasciste fino all’esilio in Francia dove però ha continuato a lavorare indefessamente per abbattere la stupida e ottusa dittatura ma al contempo a lavorare al “ bene e al progresso dell’umanità”. L’essere massone fu per Campolonghi una missione di vita, lui che intendeva la Massoneria come una scuola perenne che insegna a crescere attraverso la ritualità e i lavori di Loggia, ma al contempo col preciso dovere, rispetto a questa crescita, di portare nel mondo profano tutti i valori e tutte le ricchezze che il suo progredire lungo la via interiore e il suo perfezionamento gli hanno offerto, e distribuirle in modo che questa crescita e questo miglioramento siano e diventino patrimonio di tutta l'umanità, perché il primo dovere di un Massone è di lavorare per affermare la libertà e la dignità di tutti. Da questi principi parte la fondazione della LIDU, Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, la storica associazione che ha contribuito dapprima al sostegno dei profughi perseguitati dal fascismo poi all’affermazione di quelli che sono i diritti primari per tutti gli esseri viventi, umani e non umani. La Libertà, il diritto allo studio, alla salute e al lavori oltre che al diritto fondamentale di poter aspirare alla felicità individuale e condivisa.

Una grande storia legata all’eredità di Ernesto Nathan e Claudio Treves, portata avanti, tra gli altri, da Giordano Gamberoni e Lino Salvino. Ora c’è un libro, di Claudio Palandrani (con interventi di Michele Marzulli e Giuseppe Bonelli, con la prefazione di Angelo “Ciccio” Delsanto, per ricordare tutto questo. In uscita per Tipheret-Gruppo Editoriale Bonanno.

mercoledì 11 settembre 2019

Cristofolo Cristofoli, l'Inquisitore che diede battaglia alla Massoneria

Illustrazione di Matteo Bergamelli

Risoluto, incorruttibile, temuto, inesorabile. Non fosse altro che per il fatto di essere stato uno degli ultimi “Fanti dei Cai”, emissario degli Inquisitori di Stato sul volgere della fine della Serenissima, Cristofolo Cristofoli è più ricordato di altri nelle cronache. Ma non è solo per questo: nel suo essere uno sbirro perfetto, non ha lasciato traccia di sé e noi oggi dobbiamo immaginarne i tratti del volto, che allora era segnale di guai all'orizzonte al solo comparire. Leggendaria è rimasta la sua lotta, in nome dello Stato, alla massoneria (che allora contava tra le sue fila moltissimi veneziani, nobili e non nobili, inclusi Carlo Goldoni e Giacomo Casanova): finalità dei massoni era la costruzione del “tempio ideale”, l’uomo nuovo che doveva andare oltre i vecchiumi e l’ereditarietà delle classi nobiliari, seguendo le idee che l'epoca dei lumi da tempo propugnava; un pericolo da sradicare.

FONTE

martedì 10 settembre 2019

Il Poema Regius commentato da Douglas Swannie



Il Poema (o Manoscritto) Regius è il più antico manoscritto giunto fino a noi, dei cosiddetti “Antichi Doveri” della Massoneria operativa medioevale inglese, e su di esso si basano le Costituzioni e i Doveri della moderna Massoneria speculativa. Benché esso non sia l’unico o il più antico documento medievale relativo ai massoni, esso è massonico in un senso speciale e completo, essendo un documento non solo sui massoni, ma scritto per i massoni. Il Poema rappresenta infatti le usanze del Craft, il che conferisce a questo manoscritto un suo valore intrinseco; può essere preso come espressione della coscienza e dell’orgoglio del Craft e della sua rivendicazione di antichità e status, di eccellenza nella lavorazione e di indipendenza nella propria gestione.
A sua volta, Robert Gould non si limita a commentare il testo del Manoscritto Regius, ma, con l’approccio storico e scientifico che lo contraddistingue, ci fornisce un’affascinante carrellata sulla storia e sul contesto sociale sull’Inghilterra dei regni anglosassoni, periodo in cui è ambientato, fino al periodo normanno, quando è stato messo per iscritto il Poema Regius.
Infine, lo storico inglese destina una particolare attenzione alla città di York (una presenza costante nei manoscritti della Massoneria operativa medioevale), alla sua cattedrale e alla contea della Northumbria, con i suoi re, vescovi e santi; perennemente contesa tra anglosassoni, vichinghi danesi e re scozzesi; percorsa da bardi, menestrelli e ascetici culdei (gli eremiti della Chiesa Cristiana Celtica).
Il Poema Regius commentato da Douglas Swannie prossimamente in libreria

lunedì 9 settembre 2019

Massoneria e XX Settembre. A Villa Il Vascello Vittorio Sgarbi, Peppe Servillo, Francesco Rutelli, Luciano Violante e Ferruccio De Bortoli



«L’Arte della Bellezza. La Bellezza dell’Arte».  Sarà questo tema della manifestazione del XX Settembre di quest’anno. Un appuntamento sempre molto atteso dalla Massoneria del Grande Oriente d’Italia che celebra l’anniversario di Porta Pia, data storica dell’unità d’Italia,  e l’Equinozio  d’Autunno che segna la ripresa dei lavori nelle logge dopo la pausa estiva. Come di consueto i festeggiamenti si terranno, a carattere pubblico a Roma presso il Vascello, sede nazionale della più antica e numerosa istituzione massonica italiana, dal 18 al 21 settembre.
Tra gli ospiti del ricco programma Vittorio Sgarbi, Peppe Servillo, Francesco Rutelli, Luciano Violante e Ferruccio De Bortoli.

Leggi il programma completo


Giovanni Nicotera, dalla Giovane Italia alla Massoneria

di Antonino Zarcone



Il 9 settembre 1828, nasce in Calabria a Sanbiase Giovanni Nicotera. Affiliato alla Giovane Italia appena quindicenne, nel 1848 è a Napoli dove partecipa ai moti anti borbonici e l'anno successivo è alla difesa della Repubblica Romana con Garibaldi. Esule in Piemonte è tra gli organizzatori della spedizione di Sapri con Pisacane nel 1857. Catturato viene condannato a morte e poi, commutata la pena in ergastolo, ristretto nel carcere di Favignana, da dove viene liberato dopo lo sbarco dei Mille. Nel 1860 è invitato in Toscana per conto di Garibaldi con il compito di organizzare i volontari per una spedizione nello stato pontificio, poi annullata. A fianco di Garibaldi nella spedizione che viene fermata in Aspromonte nel 1862, comandante del 6º reggimento volontari nella Terza guerra d'indipendenza contro l'Austria, l'anno seguente partecipa alla spedizione in territorio pontificio fino alla sconfitta di Mentana.
Massone, nel 1864 viene eletto membro del Grande Oriente d'Italia dall'Assemblea costituente della massoneria che si tiene a Firenze e nel 1872 membro del Consiglio dell'Ordine. Eletto Deputato dal 1861, con l'avvento della sinistra storica viene nominato Ministro degli interni con i governi Depretis e di Rudini' 1. Muore a Vico Equense il 13 giugno 1894..

venerdì 6 settembre 2019

Il Nuovo Umanesimo e la dignità dell'uomo



«Il disegno di Pico per il grande dibattito romano del 1487, porta alle estreme conseguenze il progetto culturale dell’Accademia di Ficino, con una visione ecumenica che aveva l’ambizione, nell’intento del mirandolano, di raggiungere una vera e propria pax philosophica, rintracciando negli scritti di tutti i sapienti di ogni epoca e di ogni latitudine quella corrente unitaria che conduce alla verità». Parlare di ‘Nuovo Umanesimo’, dopo le parole di Giuseppe Conte, è per Egidio Senatore abitare parole e autori familiari da una vita. Per averne scritto e per averle raccontate in tutte le forme che la Comunicazione sa immaginare. Storico collaboratore di Gabriele La Porta, il più longevo autore Rai, Senatore ha sempre avuto per Pico e per Bruno un amore che parte dal cuore per vivificare tutto il resto in lui e in chi lo segue.

«Ermete Trismegisto, Mosè, Dioniso, Orfeo, Pitagora, Platone, Aristotele, Agostino, Maometto, Tommaso, parlano tutti la stessa lingua e professano tutti lo stesso culto: quello della centralità della dignità umana. È chiaro che l’intento di Pico, come era già stato quello di Ficino, era di dimostrare come la rivelazione di Cristo sia il culmine unificante di tali correnti, ma è evidente come Pico riesca a combinare, arditamente, diverse tradizione culturali: Giobbe con Empedocle, Zoroastro con Platone, i miti egizi con quelli biblici, ecc. Un nuovo Cristianesimo vitalizzato dell’ermetismo di Ficino e dalla sapienza della Kabbalah, “Nulla est scientia quae nos magis certificat de divinitate Christi, quam Magia et Cabala”.
Nonostante, probabilmente, Pico avesse composto l’Oratio esclusivamente per il congresso-dibattito da lui organizzato del 1487, la fama di questa composizione ha assunto il carattere di vera e propria sintesi del pensiero del filosofo di Mirandola ed, anzi, di manifesto dell’antropologia rinascimentale e della modernità. Il carattere ‘rivoluzionario’ che molti autori hanno rintracciato tra le righe, ha, forse, travalicato lo stesso significato che Pico aveva profuso originariamente nel testo. È significativo, a proposito, che dopo secoli di assoluto disinteresse, l’Oratio torni alla ribalta tra i due conflitti mondiali,con tre edizioni italiane, due inglesi ed una tedesca, senza contare la popolarità nella seconda metà del novecento.
Al di là di tutte le interpretazione storiche e delle variegate letture critiche che, nel tempo, si sono avvicendate, l’Orazione contiene un messaggio che entra nello scenario dell’umanità attuale portatore di una straordinaria speranza».

«Ti ho collocato come centro del mondo perché da lì potessi meglio osservare tutto quanto è nel mondo. Non ti creammo né celeste né terreno, né mortale né immortale, in modo tale che tu, quasi volontario e onorario scultore e modellatore di te stesso, possa foggiarti nella forma che preferirai. Potrai degenerare negli esseri inferiori... o potrai, secondo la volontà del tuo animo, essere rigenerato negli esseri superiori, ossia nelle creature divine».

«E in un’epoca dominata dai fautori di una modernità che si è imposta come un necessario genocidio dello spirito, nome di un progresso scientista, materialista, asfittico e meccanicistica, è stata inaugurata una nuova stagione di pessimismo antropologico in cui l’uomo ha perso, nuovamente, quella centralità conquistata dell’umanesimo e con essa la dignità di autodeterminarsi. L’uomo copula mundi, l’uomo al centro, l’uomo ‘grande miracolo’ per la sua dignità è stato svenduto per una finanziarizzazione totalitaria; di quel progetto sembra rimanere memoria nell’effigie di quell’Uomo vitruviano metallico che, inconsapevolmente, prende posto nei nostri portafogli; un uomo-moneta misura dei nostri tempi».

Ascolta l'intervista audio a Egidio Senatore

giovedì 5 settembre 2019

Massa Marittima. Grande successo per Liberamente Massoneria



Tradizionale appuntamento di fine estate il 30 e 31 agosto a Massa Marittima con Liberamente Massoneria, che anche quest’anno ha avuto il patrocinio del Comune.

La manifestazione, ospitata a Palazzo dell’Abbondanza, e alla quale è intervenuto il sindaco Marcello Giuntini, si è articolata in due giornate e il Gran Maestro Stefano Bisi, che ha preso parte ad entrambe, ha voluto dedicare l’evento alla memoria del Gran Maestro Martire Domizio Torrigiani, che si oppose al fascismo e venne perseguitato dal regime, e che morì il 31 agosto del 1932.

Due i talk show organizzati: il primo si è tenuto venerdì 30 agosto. “La Bellezza della Terra:consapevolezza necessaria per salvare l’Umanità sull’orlo della rovina globale” il tema di straordinaria attualità affrontato da Lorenzo Lombardi, giornalista e green influencer e dal prof. Marco Rocchi dell’Università di Urbino. Ha introdotto e moderato Gianmichele Galassi, e concluso il Gran Maestro.

Il pomeriggio di sabato 31 agosto è stato dedicato alle novità editoriali con la presentazioni Il libro della giungla e L’uomo che volle farsi re commentati massonicamente da Rocchi e Simbologia massonica di Galassi.

Alle 18 dibattito dal titolo “Genialità e Bellezza: da Leonardo all’iniziazione massonica”: insieme al Gran Maestro è intervenuta la storica dell’arte, tra i massimi studiosi di Leonardo Da Vinci d’Italia, Sara Taglialagamba e il saggista Galassi. Ha condotto la giornalista Velia Iacovino.

Fonte: GOI

mercoledì 4 settembre 2019

Anna Maria è passata oltre il velo




Anna Maria è passata oltre il Velo che conduce alla Vita Eterna. L'amata compagna di Mario, il Past Gran Maestro dei Massoni Criptici, lascia in tutti coloro che hanno avuto l'onore di conoscerla, una sincera tristezza nell'animo. Vicina al suo Mario durante le Assemblee Annuali del rito di York, la ricordiamo sempre sorridente e disponibile. I Massoni dell'Arco Reale, dalla Gran Giunta a tutti i Capitoli si stringe spiritualmente al Comp. Mario, partecipi tutti del suo dolore.

Massoneria oggi: Essenza o Affermazione?



Massoneria oggi: Essenza o Affermazione? È il tema del convegno che si terrà il 7 settembre a Soveria Mannelli. L’appuntamento è alle ore 17 nella sala convegni “Ermanno Critelli” Rubbettino Industrie Grafiche ed Editoriali. A organizzare l’evento la loggia La Sila-D. Ponzio n. 363 di Decollatura. Aprirà i lavori il mv dell’officina Rosario Pugliano. Interveranno il sindaco di Soveria Leonardo Sirianni, il sindaco di Decollatura Angela Brigante e il sindaco di Bianchi Pasquale Taverna, il presidente del Collegio della Calabria Giuseppe Messina. Relatore Francesco Astorino secondo sorvegliante della loggia “Sila- D-Ponzio”. Prenderanno parte al dibattito anche i giornalisti Arcangelo Badolati (Gazzetta del Sud), Gian Marco Chiocci (direttore dell’Adnkronos) . Concluderà i lavori il Gran Maestro Stefano Bisi..

martedì 3 settembre 2019

Massoneria. In ricordo di Napoleone Colajanni

di Antonino Zarcone



2 settembre 1921, Enna, muore Napoleone Colajanni. Nato a Castrogiovanni, 28 aprile 1847, dopo aver tentato di unirsi a Garibaldi a Palermo nel 1860, appena quindicenne partecipa alla spedizione per la liberazione di Roma che viene fermata in Aspromonte venendo catturato prigioniero. Liberato nel 1866 prende parte alla terza guerra d’indipendenza con i volontari garibaldini e l’anno successivo è con Garibaldi a Mentana. Repubblicano, nell’aprire 1869 viene arrestato per la partecipazione ad una cospirazione politica. Viene liberato in settembre a seguito di una amnistia concessa per la nascita del principe Vittorio Emanuele. Laureato in Medicina si dedica allo studio della sociologia e continua l’attività politica, iniziata nel 1872 con l’elezione a consigliere comunale a Castrogiovanni e proseguita nel 1882 come consigliere provinciale. Nel 1890 viene eletto deputato. Professore di Statistica all’università di Palermo nel 1892. Leader dei repubblicani in Parlamento, è promotore di iniziative parlamentari come l’inchiesta sull’Eritrea (1891) e la denuncia dello scandalo della Banca Romana (1892). Esponente dei Fasci siciliani, nel 1894 rompe con Francesco Crispi, con cui condivide l’appartenenza alla Massoneria, per lo stato d’assedio in Sicilia. Interventista, negli ultimi anni di vita assume un atteggiamento critico per le simpatie bolsceviche di parte del PSI..

lunedì 2 settembre 2019

Il Nuovo umanesimo e la Massoneria



Il Nuovo Umanesimo e la Massoneria è il titolo di un editoriale di Alessandro Gnocchi in prima pagina su Il Giornale, a commento del discorso di Giuseppe Conte.

«Conte ha usato frequentemente questa espressione, specie nelle ultime settimane. Non che si sia capito cosa intenda, oltre a un generico mettere l'uomo al centro della cultura e della politica. Ma nuovo Umanesimo è una «formula» che ha un lungo passato e non resta inosservata in bocca a un politico. Il presidente incaricato (o il suo spin doctor) forse pensava a Francesco Petrarca e Angelo Poliziano. L'Umanesimo propriamente detto. Oppure no. Il nuovo umanesimo è anche lo slogan della massoneria, che si richiama in particolare al filosofo umanista Giovanni Pico della Mirandola. Un esempio per tutti: "La Massoneria del Grande Oriente d'Italia si propone l'elaborazione di un progetto di un nuovo umanesimo per il rinascimento dei valori, la sola via per pervenire ad una civiltà della persona edificata sui fondamenti culturali di uguaglianza, libertà, fratellanza, tolleranza: nostri valori, questi, che conducono all'amore gratuito dell'uomo per il proprio simile e che non potranno mai essere acquistati da alcuna società finanziaria" Firmato Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani, 2007».

«La questione non è neanche nuova. Venne già fuori ai tempi in cui Carlo Azeglio Ciampi era presidente della Repubblica. Ciampi mise infatti al centro del suo mandato proprio il nuovo umanesimo. A qualcuno (molti) venne il dubbio. Ciampi era un massone? Probabilmente no, anche se c'è chi ha scritto il contrario, sostenendo che apparteneva a una fratellanza internazionale «atlantica». Senz'altro conosceva e rispettava la massoneria, che infatti gli tributò un omaggio non di circostanza nel giorno della morte».

FONTE

Domizio Torrigiani, martire della Massoneria

di Antonino Zarcone



Il 31 agosto 1932, muore Domizio Torrigiani. Nato a Lamporecchio il 19 gennaio del 1876. Avvocato, nel 1919 succede ad Ernesto Nathan e diventa Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, la principale obbedienza massonica italiana, in uno dei momenti più difficili della storia italiana. Durante il suo mandato, rinnovato per due volte, si trova a fronteggiare il nascente movimento fascista. Inizialmente favorevole al nuovo movimento, come molti della borghesia italiana, per poi prenderne le distanze quando questo inizia a manifestare la sua anima antidemocratica e violenta. Sancita l'incompatibilità tra le idee democratiche professate dalla massoneria e quelle totalitarie del fascismo, a lui tocca il compito di chiudere le logge, ormai ripetutamente assaltate dalle squadre fasciste, dopo l'approvazione della legge sulle società segrete. Legge che trova l'opposizione in Antonio Gramsci che, nell'occasione, pronuncia il suo unico discorso parlamentare.
Arrestato nell'aprile 1927 con l'accusa di svolgere opere deleterie ai danni del regime fascista e di cospirare ai danni del duce, viene rinchiuso nel carcere di Regina Coeli e, successivamente, inviato al confino, prima a Lipari poi a Ponza. Nei suoi confronti vengono adottate misure di sicurezza particolarmente e sadicamente dure in modo da evitare qualsiasi tentativo di fuga.
Durante il periodo ponzese Torrigiani diventa oggetto di ripetute canzonature da parte della milizia fascista di stanza sull’isola. Nella memoria di alcuni isolani è vivo il ricordo della canzone con cui Torrigiani viene deriso di notte dai militi, appostati sotto la sua abitazione:

Con i baffi di Torrigiani
Noi faremo spazzolini
Per pulire gli stivali
Di Benito Mussolini

Liberato dal confino il 24 aprile 1932, divenuto ormai cieco, forse anche a causa delle vessazioni subite, muore dopo pochi mesi nella città natale di Lamporecchio.

Henry Dunant, la Massoneria e le origini della Croce Rossa



Il 22 agosto 1864, viene firmata da 16 Stati europei la Prima "Convenzione di Ginevra per il miglioramento delle condizioni dei feriti delle forze armate in campagna". Il documento si ispira alle idee dell'uomo d'affari svizzero e massone Henry Dunant. Idee contenute nello scritto "Un Souvenir de Solferino" dove egli racconta la sua esperienza di testimone della battaglia del 1859, quando ancora non esistevano meccanismi per accordare tregue e recuperare i feriti, lasciati spesso a morire a causa delle ferite o della sete. Nella sua opera Dunant descrive gli orrori cui ha assistito e propone la fondazione di un corpo civile volontario di soccorso responsabile della cura dei feriti sul campo di battaglia.
Idee accolte dalla "Società Ginevrina per il Benessere Pubblico" che nel 1863 crea un comitato di cinque persone che costituiscono il primo Comitato Internazionale della Croce Rossa organizzatore dell'incontro ginevrino dell'anno successivo. La Convenzione di Ginevra pone le basi del diritto internazionale umanitario contemporaneo, stabilendo regole universali per la protezione delle vittime nei conflitti, l'obbligo di estendere senza alcuna discriminazione le cure a tutti i militari feriti e malati, il rispetto del personale medico, del materiale e delle attrezzature sanitarie attraverso l'emblema protettivo della Croce Rossa (antonino zarcone).

L'Iniziativa Repubblicana. Un convegno per ricordare Giovanni Spadolini




Un convegno a Latina, organizzato da L'Iniziativa Repubblicana con l'Istituto di studi federalisti «Altiero Spinelli» a 25 anni dalla scomparsa di Giovanni Spadolini: «La fede nell'Italia e nell'Europa», con il Patrocinio del Comune di Latina. Ospiti di Mauro Cascio, dopo i saluti del sindaco Damiano Coletta e del presidente della Provincia Carlo Medici, il prof. Cosimo Ceccuti, già ordinario di storia all'Università di Firenze e presidente della Fondazione Spadolini-Nuova Antologia, Davide Giacalone, saggista e opinionista per La7 e Rtl, che negli anni 80 fu a capo della segreteria della presidenza del consiglio con Spadolini e Mario Leone, vice-direttore dell'Istituto.