mercoledì 14 gennaio 2015

L'Eros e il sacro. Paolo Bianchi intervista Manrico Murzi

Manrico Murzi (a sinistra) con il Premio Nobel Nagib Mahufz

«Eros è il frutto di due entità, il femminile e il maschile, cariche di risorse! Per tradizione antica non esce da genitori perfetti e appagati come potrebbero essere Afrodite e Hermes, di cui alcuni parlano, ma da genitori che incarnano e hanno trasmesso ad Amore la povertà e l’indigenza, condizioni che non fanno smettere di desiderare e usare espedienti per procurarsi quel che si vuole. Così Eros è un eterno adolescente nudo ed esposto che non cerca vestiti o maschere, né brama protezioni di alcun tipo. Grazioso di aspetto, è però brutale nel comportamento e pressoché irresponsabile. Resta un illuminato che prima o dopo porta a risultati sorprendenti e inaspettati. Come a dire che vi è speranza. In lui convivono lo splendore apollineo e la potenza dionisiaca, il ben operare e la trasgressione». Sono parole di Manrico Murzi, in un’intervista rilasciata a Paolo Bianchi per Il Salotto Erotico. Murzi, assistente di Giuseppe Ungaretti ha scritto diversi libri. Uno, quello con il Premio Nobel Nagib Mahufz gli è valso la condanna a morte da parte degli ulema della Università del Cairo.

Nietzsche scrisse: «Il Cristianesimo dette da bere ad Eros del veleno. Costui in verità non ne morì, ma degenerò in vizio». Cosa ne pensa Murzi? «Nietzsche, nome che contiene in fila quattro consonanti e una lettera senza suono! Si sbaglia sempre a scriverlo e inquieta proprio come quel che l’autore di pensieri scrive, un po’ da ebbro e un po’ da savio. Le sue notazioni sono spesso raggi geniali, però talvolta accecano. Non penso che il Cristianesimo sia personaggio mitologico della forza di Eros, né penso che il fanciullo divino del quale parliamo si lasci avvelenare da un fantasma. Magari può trovarsi un attimo avvolto da una ideologia come da un mantello che lo vuole coprire, ma Lui subito rifiuta e lo lascia cadere per terra portato via dal vento del suo animo selvaggio! Eros si tiene ben lontano dalle religioni, tutte. E non sposa mai il vizio, il suo corpo-spirito non può marcire! Lode al Paganesimo».

Parlando ancora di Eros: divinità pagana e in quanto tale, […] poiché allegoria di un archetipo, presente nell’universo così come in ciascun essere umano; cosa distingue Eros da Apollo o da Venere? Qual è e quant’è la distanza tra erotico e bello? «Insistendo con la rappresentazione che ne dà Esiodo, Eros sarebbe generato dal Caos, parola greca che non vuol dire confusione, ma sbadiglio, quell’arco che fa un cavallone di mare in tempesta prima che si butti di colpo sulla battigia della spiaggia! E’ il risveglio-rivoluzione della Creazione. A Tespia in Beozia, dov’era un tempio dedicato proprio ad Eros, questi era rappresenato da una pietra rozza, uscita appunto dal trambusto che, regolato dal Numero, vi fu agli inizi, nella formazione del Cosmo, quindi dell’Ordine. Assai lontano, questo dio sul quale mi si interroga, da Apollo, solare equilibrio e lunare armonia, e da Venere, campione di grazia e regina del godimento. Eros cerca di unire il Cielo e la Terra, è la congiunzione degli opposti; non si serve soltanto dell’attrazione che può fornire la bellezza: ambedue con vesti raffinate che in parte li coprono. A parte che, come dice il popolo, è bello quel che piace! Per Eros non si tratta di una questione estetica. Eros sta nelle labbra di lattante fortemente attratto dai capezzoli della madre e ad essi appiccicato; Eros è nell’atto sessuale della bestia e della bella; nell’unione del toro marino con Paifae nel cuore del labirinto a Cnossos; Eros è nell’attrazione che tiene assieme i sistemi solari nell’Universo. Infine, Eros è un bimbo meraviglioso che non tiene conto del bello o del brutto: provoca l’attrazione e unisce! Chi non l’ha sperimentato?».

L'intervista