Il primo documento “ufficiale” della Libera Muratoria moderna o “speculativa” – e, tutto sommato, prima di una serie infinita di pubblicazioni aventi ad oggetto l’Arte Reale è rappresentato dalle Constitutions (1723) del pastore presbiteriano scozzese James Anderson ed è dall’esame di esso che, volenti o nolenti, occorre prender l’avvìo per qualunque approfondimento storico o teoretico sulla “questione Massoneria”. In particolare, la sezione dell’opera intitolata “Doveri del Libero Muratore” (Charges of a Free‐Mason), ma generalmente nota come “Antichi Doveri”, è quella sulla quale si sono concentrate le maggiori discussioni almeno da quando, sul finire del XIX secolo, si manifestarono all’interno delle Massonerie francese e belga (in minor misura, anche se non trascurabile, nel contesto italiano) spinte revisioniste e trasgressive in merito ai due principali “tabù” o divieti stabiliti dal testo andersoniano: la proibizione di discutere in Loggia questioni di politica o di religione e l’inammissibilità delle donne all’iniziazione murtoria.
Fu proprio in relazione a questi divieti, fino a quel momento praticamente indiscussi, che si tornò a guardare alle Costituzioni dell’Anderson come alla fonte primaria delle tradizioni e delle norme muratorie. E proprio dalle Costituzioni andersoniane fu estratto il termine landmarks, dall’autore settecentesco impiegato come sinonimo di ideali pietre di confine o limiti dell’antica e pura Massoneria, la cui osservanza avrebbe dovuto guidare anche in futuro il percorso dei suoi eredi “speculativi”. Quali e quanti poi esattamente fossero i suddetti landmarks è questione rimasta completamente aperta, sulla quale molto si è dibattuto e si tornerà a dibattere. Nessun dubbio, però, sul fatto che nelle scarne proposizioni dell’Anderson è contenuto tutto ciò che oggi per i Liberi Muratori costituisce la tradzione, sia pure quella che principia con una “t” minuscola e che è ben altra cosa dalla Tradizione iniziatica immemorial, transdocumentaria perché atemporale ed astorica.
Certo, la ricerca d’archivio ha fatto emergere altri documenti, più antichi della sintesi formulata dall’Anderson, quali il Poema Regius (1390) ed il Manoscritto Cooke (1425 circa), che furono con tutta probabilità tra le fonti cui attinse lo stesso Anderson, e la stessa italiana Carta di Bologna (1248). Tuttavia, le Costituzioni del 1717 rimangono un punto fermo rispetto al quale ogni altro documento, precedente o successivo, aggiunge ben poco o ben poco modifica il carattere fondativo che alle stesse Costituzioni è stato e viene attribuito. Le considerazioni appena espresse valgono pure per un altro approccio, revisionista e critico, esordito qualche decennio dopo i ricordati fermenti in Francia ed in Belgio e di segno opposto, riconducibile per gran parte all’opera di René Guénon, che all’Anderson e all’altro pastore protestante, che del primo fu il principale ispiratore, John Theophilus Désaguliers, rimproverava semmai, facendo eco al movimento settecentesco degli Antients ed al loro leader Laurence Dermott, di aver gravemente menomato ed alterato gli aspetti iniziatici e sacrali dell’istituto muratorio introducendovi innovazioni detate dal razionalismo lockiano e dall’incipiente filosofia dei Lumi.
Spinte e controspinte si sono, perciò, esercitate nei riguardi del testo dell’Anderson, per gli uni da riformulare in nome ed in ragione dell’adeguamento ai tempi ed alle trasformazioni socio‐culturali, per gli altri da depurare dai profili innovativi già in esso contenuti e da ricondurre allo spirito iniziatico degli “operativi”. Ciò nondimeno, come si diceva, le Costituzioni del 1723 rimangono la pietra angolare alla base di qualsiasi operazione definitoria della Libera Muratoria. Ed è per conseguenza ad esse che anche Mariano Bizzarri, nel suo lavoro ricostruttivo ed introduttivo alla Libera Muratoria come via iniziatica, ha fatto essenzialmente riferimento.
La Libera Muratoria che il Bizzarri ha inteso descrivere e spiegare non è tuttavia quella ispirata all’idea di Progresso e di pomozione dei concetti riassunti nel trinomio “Libertà – Uguaglianza – Fratellanza” che, almeno nell’area latina, si assume riepilogarne i contenuti ideologici, e nemmeno quella, ad indirizzo moraleggiante e di vaga ispirazione cristiano‐anglicana, propria della Massoneria britannica. Certo, in entrambe le accezioni è centrale una nozione di “iniziazione” come percorso formativo ma, a scavarne i contenuti, questi si sostanziano nell’un caso come indirizzati a plasmare un homo socius ed un cittadino realizzatore degli ideali solidaistici e democratici, universalisti e umanitari, nell’altro come destinato ad approfondire ed a rigenerare la propria interiorità, l’uomo interiore, ad immagine ed a somiglianza del Dio creatore. Ed ancora, tra le molte opzioni definitorie sulla Libera Muratoria, quella di via iniziatica tradizionale è probabilmente la meno nota e la meno condivisa, anche se talvolta – non si sa con quanta consapevolezza da parte degli estensori e dei destinatari ‐ persino richiamata da norme statutarie .
Gli stessi Liberi Muratori, quando chiamati ad annettere un significato concreto alla natura dell’iniziazione conferita dall’Ordine al quale appartengono, forniscono in genere spiegazioni ed interpretazioni tutt’altro che univoche, ma comunque il più delle volte accomunate da una relativizzazione dei concetti di iniziazione e di tradizione entro coordinatedi indole etico‐sociale e storicistica, ove il primo si configura come un percorso di virtuosa ed altruistica maturazione socializzante dell’individuo ed il secondo s perimetra entro la radiosa marcia verso il Progresso inaugurata dall’affermazione di ideologie razionalistiche tra Rinasciment ed “età moderna”.
Eppure vi è, tra i Liberi Muratori, una minoranza che vive ed interpreta l’esperienza iniziatica muratoria principalmente od esclusivamente come un percorso di thosis o di indiamento a carattere esoterico, prolungamento dei Misteri dell’antichità mediterranea attraverso una catena ininterrotta che, da uomo ad uomo, di età in età, ha trasmesso un patrimonio rituale e simbolico di guida al percorso medesimo, entro la cornice di una visione metafisica universale che apparenta le manifestazioni similari espresse dalle altre grandi matici culturali ed etniche del globo.
A quest’ultima tipologia di Liberi Muratori espressamente si rivolge il presente saggio di Mariano Bizzarri, componendo in pagine fitte e dense una sintesi a tutto campo della visione alternativa di una Massoneria tradizionale, spiritualista, saldamente ancorata ad una cornice metafisica – sola possibilità di un’unità trascendente, non tra le religioni, ma tra gli esoterismi, e tuttavia non per questo anti‐ o a‐religiosa.
Proprio perché deliberatamente e tenacemente inserito in una – più esattamente: nella – prospettiva tradizionale, questo saggio non ostenta la pretesa di rivoluzionare alcunché o di innovare mediante un’originale lettura della Libera Muratoia. L’originalità di esso risiede, invece, nella globalità di temi e di profili affrontati, che praticamente ricostruiscono una visione complessiva dell’Ordine muratorio come espressione della Tradizione e come approcco al sacro, disegnando peraltro un percorso – quello dell’iniziazione – dalla profanità alla conoscenza del Principio divino ed all’identificazione con esso.
La trattazione dei diversi argomenti, infatti, è strettamente funzionale alla delineazione del suddetto percorso e risponde altrettanto strettamente alla logica di una illusrazione chiarificatrice e demistificatoria: i princìpi (i Landmarks), le qualificazioni richieste per l’iniziazione, le modalità della trasmissione iniziatica, l’alterità dell’iniziazione tradizionale rispetto alla pseudo‐iniziazione ed alla contro‐iniziazione, gli strumenti del lavoro iniziatico (ritualità e simbolismo) nonché le condizioni e le modalità d’uso di questi strumenti. Fondamento e legittimazione di ogni elemento illustrato il Bizzarri li rinviene programmaticamente nel patrimonio sapienziale ella Tradizione, muratoria ed extra‐muratoria, se ed in quanto espressione di un’unica Verità superindividuale e di origine non‐umana, avvalendosi nella sua esposizione anche dei contributi di quanti già si siano cimentati nella stessa intrapresa e con i medesii intendimenti, facendovi esplicito riferimento.
Il risultato dei suoi sforzi e della sua ricerca, nella quale con grande onestà sono riconosciuti i numerosi debiti, in primo luogo e com’è ovvio nei confronti di René Guénon, tanto spesso citato nelle pagine che qui si presentano, costituisce un insieme coerente e di impressionante saldezza strutturale, del quale non viene alla mente alcun precedente che gli sia sovrapponibile. Quanto poi l’opera del Bizzarri risulti conflittuale con le attuali tendenze della Libera Muratoria, italiana ma non soltanto, è aspetto destinato ad apparire evidente a chiunque abbia una qualche consuetudine con i temi trattati e con la letteratura più o meno recente che tocca i medesimi temi. Infatti, altra caratteristica del taglio adottato dall’Autore è l’assoluta indifferenza rispetto al criterio di opportunità (o di opportunismo), che avrebbe indotto altri a sfumare o ad attenuare proposizioni e giudizi, quelle e quelli qui proferiti senza la minima indulgenza alla mediazione ed ai compromessi, terminologici o concettuali, nei confronti delle mouvances moderniste ed antitradizionali largamente maggioritarie in ambito massonico.
D’altra parte, la nettezza dei punti di vista espressi dall’Autore risponde bene alla logica ed alle necessità dello scontro oggi in atto, all’interno della Libera Muratoria, tra le tendenze tradizionali e quelle antitradizionali: scontro che, nel passato costantemente mediato o rinviato attraverso equilibri ed equilibrismi di vertice sempre più ardui e funamboleschi, oggi si profila come insuscettibile di attenuazione o di contenimento. Quando un’organizzazione, qualsiasi organizzazione, è sottoposta a tensioni contrastanti ed opposte, esiste sempre il pericolo che venga oltrepassato il limite di rottura. E questo limite sembra anche per la Massoneria essere stato ormai raggiunto e forse superato. Mentre ricostruisce senza mezzi termini l’edificio della Massoneria tradizionale secondo le misure auree del Tempio di Salomon ed enuncia le condizioni per esservi ammessi, il Bizzarri apre implicitamente il discorso circa ciò che la stessa Massoneria non è e non può essere, a pena di procedere essa stessa al proprio smantellamento, ovvero ‐ fuor di metafora ‐ alla totale e definitiva chiusura di ogni prospettiva di accesso, per l’uomo occidentale, all’iniziazione come via obbligata per la conoscenza esperienziale del Divino.
Fonte:dalla segnalazione di Giuseppe V. e dalla presentazione del libro “La Via Iniziatica” Introduzione alla Libera Muratoria, di Mariano Bizzarri, Atanòr. 2003