di Antonino Zarcone
8 ottobre 1815, Pizzo Calabro, il generale Gioacchino Murat sbarca con altri 28 compagni nel tentativo di riconquistare il suo Regno. Intercettato dai borbonici viene processato e condannato a morte. Il Re nasone ha così la sua vendetta. La sentenza viene eseguita il 13 ottobre successivo. Il coraggioso comandante della cavalleria napoleonica, l'uomo che da Re e gran maestro della massoneria di Napoli voleva modernizzare il suo Regno, il soldato che "facendosi" italiano e che col proclama di Rimini aveva invitato per primo gli italiani ad unirsi nella lotta contro gli stranieri, affronta il plotone d'esecuzione con coraggio riscattando così scelte politiche non sempre coerenti. Altri Re d'Italia saranno meno coraggiosi.