lunedì 1 luglio 2019

La storia di Badikan, una leggenda armena

di Michele Leone



Badikan è entrato nella mia vita l’altra sera mentre davanti al fuoco bevevo thè e rosolio alle rose in compagnia di maestri e amici armeni, slavi e russi. Nell’ora che precede l’aurora, dopo un sorso di thè Bagrat si schiarì la voce e ci raccontò questa antica leggenda.

Badikan, era il più giovane dei quaranta figli di un re senza nome. Raggiunto la maggiore età, al pari dei fratelli, il re lo fece partire per una terra lontana affinché potesse dimostrare il suo valore e trovare una moglie.

Badikan venne armato dal re suo padre di una spada, un arco e frecce; ricevette soldi e servi e un magnifico cavallo, infine diede a Badikan la sua benedizione e lo spedì incontro al suo destino.

Raccontare tutti i dettagli del viaggio di Badikan richiederebbe molte altre notti attorno al fuoco, viaggiò in lungo ed in largo non solo per il mondo conosciuto. Ha attraversato il regno delle tenebre e il regno della luce.

I combattimenti di Badikan, sono scolpiti nella memoria dei vecchi come quando ha combattuto con Agog-Magog e con il demone Aznavor. Badikan ha sconfitto molte bestie sia del mondo naturale sia di quello sovrannaturale. Nel corso delle avventure Banikan vide morire i suoi servi e svuotarsi le sue bisacce d’oro.

Nel mezzo del suo peregrinare raggiunse un enorme palazzo eretto prima della comparsa dell’uomo, il palazzo era così grande che Badikan ci avrebbe messo una settimana per poter fare il giro delle sue mura.

Mentre si interrogava su chi potesse essere il signore di una tale meraviglia il sole parve scomparire dal cielo, a cancellarlo temporaneamente era stata la figura di un gigante vestito da un’armatura d’acciaio, elmo, calzari di bronzo, un arco e una faretra contenente frecce di ferro battuto. Arrivato alle porte del palazzo il gigante si fermò e annusando l’aria sentì l’odore di carne umana.

Affatto intimorito, Badikan venne fuori dal riparo ove si trovava e si presentò al gigante che a sua volta si presentò come Khan Boghu. Badikan gli disse che aveva sentito parlare di lui e che era nella sua terra per affrontarlo in duello. Khan Boghu scoppiò in una fragorosa risata e disse a Badikan che se era davvero un valoroso guerriero avrebbero potuto diventare amici. Anche Badikan rise e fu d’accordo con il gigante.

Il mattino seguente il gigante confessò a Badikan di essere innamorato della figlia di un re del Regno d’Oriente, la più bella fanciulla del mondo. Khan Boghu propose a Badikan di rapire la fanciulla e portarla al suo palazzo, per questo servigio lo avrebbe abbondantemente ricompensato. Badikan accettò con entusiasmo la possibilità di una nuova avventura e armato ed equipaggiato di ogni bene necessario da Khan Boghu partì.

Giunto nel Regno d’Oriente Badikan si ingegnò per avvicinare la bella principessa e dopo un po’ si fece assumere come giardiniere nel palazzo reale. Nel giardino del palazzo riuscì a scorgere per la prima volta la fanciulla, che era davvero bellissima; anche lei scorse Badikan e subito le fu chiaro che doveva essere molto più di un semplice giardiniere. Sguardo dopo Sguardo i cuori dei due ragazzi s’infiammarono d’amore. Il palazzo e la città erano fortificati oltremisura e migliaia erano le guardie, rapire la fanciulla sarebbe stata una impresa complessa. Durante una passeggiata nel giardino, fingendo di fermarsi ad odorare un fiore, la principessa disse a Badikan che a breve sarebbe partita per un viaggio e in quella occasione si sarebbe fatta rapire da lui.

Pochi giorni dopo quella fugace conversazione, in cui la fanciulla aveva potuto sfiorare solo la mano del suo amato, la principessa partì accompagnata da quaranta ancelle. Badikan attendeva il giusto momento, l’occasione propizia si presentò quando il gruppo dovette attraversare un fiume in fila indiana. Badikan comparve come dal nulla, alla guisa di un uccello rapace piombò sulla fanciulla e compì il ratto. Corse, sino a sfiancare la sua cavalcatura sulle montagne cercando un rifugio sicuro dove far accomodare la principessa prima di tornare a modificare le tracce del loro percorso per sviare gli armigeri che avrebbe mandato il re una volta avuta la notizia.

Gli occhi della principessa brillavano dalla felicità di poter finalmente stare con il suo amato, la felicità divenne disperazione quando Badikan le raccontò del motivo del suo rapimento di Khan Boghu.

L’astuzia e la capacità di uscire da situazioni all’apparenza troppo ingarbugliate è una caratteristica delle donne.

La principessa arrivata al palazzo di Khan Boghu disse al gigante che non avrebbe potuto sposarsi con lui perché aveva fatto un voto e promesso ai suoi genitori che non si sarebbe sposata per sette anni. Khan Boghu acconsentì ad una casta convivenza.

L’amore univa Badikan e la principessa e non passava giorno che i due cercassero di scoprire come mai Khan Boghu fosse inscalfibile da tutte le armi.

La principessa era affabile, gentile e amorevole con Khan Boghu, questo atteggiamento diede sicurezza al gigante e in poco tempo le sue difese crollarono iniziando a fidarsi sempre più della fanciulla.

Una sera, Khan Boghu si gongolava per i complimenti della principessa, quella notte cadde l’ultima difesa del gigante. Le disse che non poteva essere ucciso perché non aveva con sé la sua anima, il suo spirito vitale. V’erano sette anime nascoste in sette passeri che non potevano essere catturati perché erano nascosti in una scatola di madre perla con una chiusura speciale. La scatola di madreperla era in una volpe che non poteva essere catturata perché a sua volta era dentro un bue invincibile. In pratica Khan Boghu sarebbe stato per sempre imbattibile.

Il mattino seguente Khan Boghu andò a caccia e la principessa svelò a Badikan come avrebbe potuto trovare l’anima del gigante e conseguentemente ucciderlo.

Quando Khan Boghu fu di ritorno dalla caccia Badikan gli disse che era molto annoiato di quella vita e che aveva desiderio di affrontare qualche avventura e viaggiare, e gli chiese il permesso di partire, garantendo di tornare non appena avesse soddisfatto questo suo desiderio. Ricevuto il permesso da parte di Khan Boghu, Badikan salutò la principessa e partì con il suo magnifico destriero.

La prima destinazione fu la casa di alcuni stregoni, gli dissero che avrebbe potuto affrontare e superare la prova del bue con sette barili di vino forte.

Badikan si procura le botti di vino e per molti giorni viaggia alla ricerca del bue. Una volta trovato l’enorme bue aprì le sette botti del vino forte ed aspettò che le bevesse tutte. L’ubriacatura stordì il bue e Badikan ne approfittò per tagliarli la testa. Khan Boghu era a caccia e mentre la testa del bue incespicò e cadde, in quell’istante ebbe l’epifania del tradimento della principessa e della morte del bue. Khan Boghu si rialzò in fretta, pur barcollando, e provò a tornare al suo palazzo il più velocemente possibile provando per la prima volta un dolore sconosciuto.

La principessa vedendo arrivare Khan Boghu corse sul tetto del palazzo intenzionata a lasciarsi cadere di sotto se fosse stato necessario per sfuggire al gigante.

Nel frattempo Badikan aveva squartato il bue e presa la volpe per la coda le tagliò la testa. Mentre la testa della volpe rotolava sull’erba il naso di Khan Boghu iniziava a sanguinare copiosamente. Badikan aprì il ventre della volpe e ne estrasse la scatola di madreperla forzando sino a rompere la serratura. Appena rotta la serratura, Khan Boghu iniziò a tossire espellendo sangue dai polmoni. Badikan iniziò a far uscire i sette passeri dalla scatola di madreperla. Mentre strangolava i primi due Khan Boghu cadeva in ginocchio; strangolando la seconda coppia le braccia e le gambe del gigante divennero insensibili; mentre strangolava la terza coppia di passeri il cuore e il fegato di Khan Boghu scoppiavano. Schiacciò l’ultimo passero tra le sue mani e Khan Boghu scomparì in una nuvola di nero fumo.

Compiuta questa ordalia Badikan si affrettò a tornare dalla sua principessa e qualche giorno dopo si sposarono. Per tutta la vita governarono assieme il regno di Khan dominio di Boghu.

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