mercoledì 26 giugno 2019

«Spesso l'informazione umilia l'uomo». Riccardo Di Segni ospite della LIDU



Una chiave di lettura molto particolare su temi di grande attualità quella che la Lega italiana dei Diritti dell’Uomo ha potuto utilizzare il 19 giugno durante l’incontro organizzato dal vice presidente Oreste Bisazza Terracini che ha coinvolto come relatore d’eccezione Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma. Un appuntamento molto atteso e,  come evidenziato dal presidente della Lidu Eugenio Ficorilli nei saluti iniziali, di grande valenza per un confronto ed una crescita civile. Rabbino infatti altro non è che un termine che indica il Maestro, colui che aiuta la comunità alla comprensione e alla conoscenza delle leggi, ma anche alla tolleranza e alla disponibilità.    Argomento del dibattito i diritti inalienabili dell’essere umano in tema di Diritto all’informazione, diritto alla riservatezza  e  presunzione di innocenza, oggi, nell’era del web, quasi annichiliti, ma pienamente tutelati nel corso dei secoli dall’antica legge ebraica. ‘Apparteniamo al regno animale e come specie umana siamo animali di gruppo per cui la convivenza è imprescindibile, ma ubi societas ibi ius, da questa convivenza deriva  la nascita di regole e diritti,    – ha spiegato Bisazza Terracini, avvocato e vicepresidente dei giuristi ebrei nel mondo,  introducendo il rabbino Di Segni –  che riguardano  il singolo e tutti gli altri e che devono essere osservate poiché  la lesione di una regola provoca una reazione che avrà la veste di una sanzione dopo un giudizio. Per prevenire l’inottemperanza alle regole  occorre farle conoscere e su questo  la collettività ha diritto ad essere informata”.

«Quando si parla del mondo ebraico è indispensabile ricordare le radici bibliche su cui fonda la sua Legge, – ha detto nel suo discorso Riccardo Di Segni, evidenziando la distanza temporale con i moderni sistemi giuridici. ‘Oggi esiste la legge in un tutti i paesi occidentali ed in tema di privacy  ci troviamo a dover firmare montagne di carte, mentre nel mondo ebraico esistono da secoli regole  che condannano la  maldicenza in quanto tale, cioè non si deve  sparlare del tuo prossimo. Ma la legge ebraica va ancora più a fondo perché afferma che non si deve parlare dei fatti degli altri codificando tale divieto in altri di natura progressiva: il più grave è quello di attribuire ad altri cose che non ha mai fatto, cioè il divieto di diffamare un’altra persona. Il secondo è che non si devono divulgare notizie negative su una persona, anche se vere». Una vera rivoluzione di pensiero considerata la leggerezza con cui nella nostra era moderna si leggono offese o semplicemente pareri a vario titolo su chiunque, a partire dal mondo dei social media, ma anche su giornali e nei talkshow.  Giudizi o semplicemente pettegolezzi che finiscono con il pesare come macigni sulla vita delle persone. Senza dimenticare la notizia autoreferenziale, quella data dallo stesso soggetto che, in maniera narcisistica, mette al corrente il mondo dei social su cose che riguardano la sua sfera privata.

Un mondo dell’informazione ormai impazzito che non tiene conto delle conseguenze sull’animo umano di tante inutili e aberranti notizie, spesso squisitamente personali, tanto che il corretto comportamento nel web è oggetto di discussione all’interno della comunità rabbinica. «La divulgazione di  fatti personali non deve essere oggetto di trattazione collettiva,- ha affermato con convinzione il rabbino Di Segni –  siamo invasi su Fb da informazioni di cui non ci interessa nulla. Sulla informazione corretta si misura la civiltà di un popolo» ha concluso,  non tralasciando un’attenzione ai doveri di chi fa informazione. Ma soprattutto la Legge ebraica impone una educazione critica, che porta l’individuo a porsi delle domande ricercando egli stesso la  verità della notizia. Una educazione che sviluppa la conoscenza ed il bagaglio culturale personale per non cadere in trappole poco credibili che annichiliscono la coscienza civica, che  l’ebraismo sin dalla notte dei tempi vuole invece tener viva e capace di distinguere il bene dal male, partendo da una corretta e utile informazione.

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