Il filosofo Giovanni Gentile viene spesso riconosciuto come la figura intellettuale del Regime. Ma che ne sarebbe se, sviscerando il suo pensiero, dal lato strettamente ontologico sino a quello pedagogico e politico, emergesse, al contrario, una mente essenzialmente incompatibile con le mire totalitarie? E se così fu, per quale ragione egli si avvicinò al fascismo?
Questo è il motivo di fondo che ha accompagnato la stesura del nuovo volume AM Edizioni, in uscita in questi giorni: «Giovanni Gentile e la sfida liberale» di Valentina Gaspardo.
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