Appuntamento il 21 settembre, nell’ambito delle celebrazioni della Breccia di Porta Pia e dell’Equinozio d’Autunno con il Vascello Letterario. Protagonista Annalisa Chirico, che alle 16,30 presenterà il suo libro “Fino a prova contraria”, un saggio, edito da Marsilio, che racconta la malagiustizia e ha dato vita anche a un omonimo movimento di cui la giornalista e volto noto del piccolo schermo è presidente.
In una repubblica giudiziaria gogna e impunità marciano unite. Quale prezzo paga il nostro paese per l’anomalo ruolo dei giudici nella vita delle persone e delle aziende?
«Nei dibattimenti senza fine i processi si celebrano sulle pagine dei giornali, le vittime apprendono l’arte del vivere con lentezza, i colpevoli restano a piede libero nell’attesa di una sentenza che li assicurerà – forse, un giorno – alla giustizia che non c’è.»
Da qualche decennio è in corso un processo all’apparenza irreversibile: la trasformazione del nostro paese in una repubblica giudiziaria, dove giustizia e politica si intrecciano, si confondono, si equivalgono. Il giusto processo somiglia sempre più a una santa inquisizione in un sistema dai tempi pachidermici che lascia la vittima senza risposte e il colpevole impunito. Annalisa Chirico descrive le origini di tali storture mettendone a fuoco i pericoli e le ricadute sulla libertà dei cittadini e sulla competitività del paese. Al grido di «resistenza costituzionale», certe frange giudiziarie hanno condotto mille crociate in barba al principio della separazione dei poteri. Oggi impazza il «populismo penale», cavallo di battaglia di quanti, nell’agone politico, alimentano la falsa credenza del giudiziario come lavacro per la società intera. Il magistrato assume di volta in volta il ruolo dell’imprenditore, del sindacalista, dello scienziato, addirittura del legislatore, in una «giudicatura» che infligge il colpo di grazia al primato della politica.
Fonte: GOI