di Mauro Cascio
«Noi potremmo chiamarci la Congregazione degli Apoti,
di 'coloro che non la bevono',
tanto non solo l'abitudine ma la generale volontà di berle
è evidente e manifesta ovunque»
G. Prezzolini, lettera su La Rivoluzione Liberale n.28, 28 settembre 1922
Vediamo insieme perché oggi è inutile, quando non dannoso, cercare di capire qualcosa con un giornale. Cioè che il contenuto informativo A, quello che presupponiamo mi interessi, non posso trovarlo in un media qualsiasi, ma in questo esempio ci limitiamo alla carta stampata. Putiamo Sgobbis della Mirandola, che è il massimo esperto mondiale di A, nel senso che ci si è laureato, master, dottorato, pubblicazioni, convegni. Sgobbis della Mirandola nemmeno vive per come siamo abituati a pensare, non va allo stadio, non vede la televisione. La sua vita è A. In qualche modo A diventa (per pochi giorni) elemento di attualità, cioè di curiosità pubblica. Così Ginetto Helvetica gli chiede un’intervista. Ginetto Helvetica ha la terza media, e sul campo si è fatto una cultura grossa così. Sgobbis della Mirandola, cercherà di usare un linguaggio semplice, sintetizzerà volumi di migliaia di pagine in quattro slogan, per essere capito, e soprattutto, in nome della comunicazione, cercherà di fare qualche battuta.
Sgobbis della Mirandola tradurrà A in B. Ginetto Helvetica prenderà volenteroso appunti su B, e alla fine gli resterà davanti C, cioè quanto Ginetto Helvetica ha capito di B. Che non è molto, in realtà, ci sono rimaste le battute, quelle più o meno integrali, e dei riferimenti, già senza senso, a B. C, però, è troppo lungo, perché il giornale ha chiesto a Ginetto Helvetica due cartelle e non di più e allora Ginetto Helvetica deve elaborare D, cioè la sintesi di C, cioè quanto ha capito di B, cioè la sintesi ‘for dummies’ di A. In D Ginetto Helvetica ci aggiungerà, qua e là, i suoi commenti, a mo' di parafrasi, perché deve far vedere che lui è un giornalista in gamba, nessuno lo fa fesso, mica può essere così ingenuo da presentare un contenuto così come gli viene dato, si documenta su Wikipedia e su tutti i social, e farà vedere che ha studiato. Quando il pezzo è in redazione Franco Xpress imprecherà contro Ginetto Helvetica perché gli ha chiesto due cartelle e invece ha avuto due cartelle e mezzo. Allora, incollando D dentro la gabbia, sforbicerà il testo qua e là, tanto chi se ne accorge, così A è diventato E. Farà poi titoli e sommario. Non avendo avuto il tempo di leggersi tutta E (i tagli li ha fatti random), cercherà di farsi un’idea dalle prime righe di quello di cui si sta parlando, oppure se ancora non è troppo tardi darà una veloce occhiata ad E. Nei titoli deve metterci però pure tutto il pepe di cui è capace, perché in locandina devono strillare e, condiviso il post nei social, si devono fare click.
A questo punto seguiamo il processo dalla parte di noi che cerchiamo il contenuto informativo A. Sui social viene condiviso il titolo di E, perché già per vedere il sommario ci devi cliccare su. Il lettore medio legge solo i titoli. E commenta sotto. Visto che i titoli nemmeno li capisce, il dibattito della maggioranza dei fruitori dei contenuti informativi offerti da media si incentra su quanto i lettori social hanno capito dei titoli (e i più istruiti del sommario) di E. Così spesso il dibattito, qualche volta feroce, si sposta sulla forfora che Sgobbis della Mirandola in realtà non ha. Perché i lettori social non lo sanno ma Franco Xpress, nella fretta, ha sbagliato a inserire la foto nell’articolo.