giovedì 4 maggio 2017

La Bibbia: formazione e contenuto


di Leonardo Casorio




La Bibbia, Libro Sacro della Massoneria

In Massoneria, il “Libro della Sacra Legge” – che nella Comunione italiana identifichiamo come “Bibbia” – ha una connotazione essenziale che trova la sua legittimazione fra i Principi, Finalità, e Metodi nella Costituzione del Grande Oriente d’Italia. Nel suo articolo 5 (tra l’altro) leggiamo che il G⸫ O⸫ I⸫ “Apre il libro della Sacra Legge sull’Ara del Tempio e vi sovrappone la Squadra e il Compasso”.
Nel Rito di York, in particolare durante i lavori in grado di “Ex Maestro Venerabile (o Maestro Installato), vi è un passaggio significativo allorquando si stabilisce che l’ordine è ristabilito solo quando il Libro Sacro viene “prontamente rimesso al suo posto” a seguito di una grande confusione creatasi nel Tempio a causa di un momento di disorientamento del Candidato quando si trova sullo scranno di Maestro Venerabile. Questo fa dire in modo solenne al Venerabilissimo Maestro che “La Libera Muratoria prende gli uomini per mano e, conducendoli al suo altare innanzi alla Bibbia, li spinge a dirigere con sicurezza il cammino della loro vita, nella Luce che da essa promana… questa Luce che da secoli è stata la legge e la guida di tutti i Maestri… Perciò voi, Maestro Venerabile, difendete questo Sacro Libro, come difendereste la vostra vita; come difendereste la bandiera del vostro Paese”.
Parole simili fanno presupporre che chi le pronuncia conosca bene il contenuto di questo Libro Sacro
o che lo abbia letto almeno una volta.


Perché oggi parliamo di Bibbia

Scopo di questo nostro scritto non è quello di ripetere o riassumere i contenuti biblici, né tantomeno quello di addentrarci in esegesi che cerchino di interpretare cosa o chi avrebbe consegnato all’umanità una simile preziosità. Né vorremmo scimmiottare atteggiamenti che rischierebbero di santificare un “oggetto” al punto da considerarlo un talismano che conduce alla felicità. Ma desideriamo focalizzare la nostra attenzione particolare su come, a grandi linee, questo Libro si è costituito ed è venuto a rappresentare nel divenire dei tempi, un punto di riferimento per molti, per quanto attiene alla sapienza, alla saggezza, all’elevazione morale e spirituale ed anche a norme per un giusto e dignitoso modo di convivenza fra i popoli in generale e fra gli uomini in particolare.
Siamo consapevoli che un discorso sulla conoscenza della Bibbia non si può esaurire in una manciata di minuti. Molti, in tutte le latitudini e in tante lingue hanno scritto su di essa. Quando si parla della Bibbia è frequente sentir citare strabilianti statistiche sul numero di copie vendute nel mondo, sulle lingue in cui è stata tradotta. Ma anche in Italia diminuisce ogni anno il numero di famiglie che ancora non posseggono il libro dei libri. Ma vi è un rovescio della medaglia: la Bibbia, in realtà, è il “best-seller meno letto del mondo”, è l’opera illustrata da biblioteca, un libro cui si è sempre disposti a tributare un culto superficiale, ma il cui spirito rimane sostanzialmente estraneo alla nostra generazione. Anche chi ne affronta la lettura con le migliori intenzioni si arena quasi sempre alle prime difficoltà.


Riferimenti biblici in molti luoghi comuni della nostra cultura.

Per molti, la Bibbia è certamente ancora un oggetto di venerazione, ma più spesso di sospetto, un’entità sulla quale si accumulano luoghi comuni, pregiudizi e fantasie popolari. Certo, la Bibbia è radicata nella nostra cultura e ben presente nel linguaggio quotidiano, come un’eredità antica, ma quasi dimenticata. Quanti saprebbero indicare l’origine biblica di parole che adoperiamo tutti i giorni come: geremiadi, esodo e giudizio salomonico, o espressioni come “vendere qualcosa per un piatto di lenticchie”, “fare da capro espiatorio”, “essere il beniamino di qualcuno”, “essere un lavoratore dell’ultima ora”? Quanti potrebbero citare l’origine di detti proverbiali come: “non c’è niente di nuovo sotto il sole”, “chi semina vento raccoglie tempesta”, “occhio per occhio dente per dente”? L’elenco continua: si pensi ancora all’ “ira di Dio”, a “per amor del Cielo”, ai “segni dei tempi”, “basta ad ogni giorno il suo affanno”, “essere la pietra dello scandalo”, “scagliare la prima pietra”, “gettare le perle ai porci”, “seminare zizzanie”, “lavarsene le mani”, ecc. ecc.
L’ultimo motivo di confusione, anch’esso recente, è che, in un contesto culturale italiano che conosce poco la Bibbia, capita che il termine stesso “Bibbia” venga inteso per indicare le sole antiche Scritture ebraiche, ovvero l’Antico Testamento e non l’insieme delle scritture cristiane e cioè l’Antico e il Nuovo Testamento.


Cos’è la Bibbia?

Fisicamente la Bibbia è un libro di oltre mille pagine, fitto di stampa.
La parola “Bibbia” deriva dal latino biblia, che deriva a sua volta dal greco tà biblìa che significa “i libri”. Essa è una raccolta di libri di autori diversi i quali hanno scritto nello spazio di tempo che va dall’anno 1.300 circa prima di Cristo (epoca di Mosè) fino all’anno 100 dopo Cristo.
Nella Bibbia sono narrati molti fatti, molte cose, talora facili e talora difficili da capire. Ciò che in essa ci è narrato vuol farci sapere questa sola cosa necessaria: Dio ci ama; e per la cultura degli uomini del tempo cui si riferiva di oltre 2000 anni fa, nella narrazione dei fatti, la Bibbia comprendeva tutto il tempo: dal principio in cui Dio creò i cieli e la terra (Genesi 1:1) alla fine di tute le cose ed alla venuta del Regno di Dio (Apocalisse 21).
Per una semplificazione di una presentazione, proviamo a paragonarla ad un ambiente, ad un luogo d’incontro accogliente, come ad uno chalet con due stanze unite da un breve corridoio.


La Bibbia è una biblioteca

In queste due stanze illuminate vi sono finestre, divani, tavoli, sedie che ne fanno un luogo piacevole di incontro, con scaffali lungo le pareti dove sono depositati i singoli scritti, o “libri” che la compongono: insomma, come si dice comunemente, la Bibbia è una Biblioteca, ma è soprattutto una sala di lettura dove ci si incontra in amicizia, studio, preghiera.


Edizioni ebraiche

La prima stanza è la più grande, con tre scaffali, dove sono custoditi 39 rotoli in lingua ebraica (alcune pagine sono in aramaico, ma siccome la scrittura è la stessa, chi non legge l’ebraico non se ne accorge). È la stanza delle antiche Scritture ebraiche, ovvero l’Antico Testamento. Come ordinare i libri sullo scaffale è un problema di ogni biblioteca, e quindi anche di questa. Però qui vi è un problema supplementare, in quanto in realtà i bibliotecari sono due, in cortese dissenso tra loro: i libri sono, più o meno, gli stessi, ma sono schedati con criteri diversi, e ciascuno difende le sue buone ragioni.
Il bibliotecario antico, quello delle scritture ebraiche, ha messo al centro lo scaffale più importante e lo ha chiamato “Torah”: che si traduce in modo approssimativo con “Legge”. E’ lo scaffale dei fondamenti: la creazione, il patto, la liberazione, la santità e comprende i primi cinque libri: la Genesi, l’Esodo, il Levitico, i Numeri e il Deuteronomio, e si copre tradizionalmente con l’autorità di Mosè. Gli altri due scaffali sono quelli dei Profeti e degli Scritti.
Sullo scaffale dei Profeti sono conservati i testi che narrano le parole e gli atti di Dio nella storia del popolo, con tutti i guai e le sofferenze di una vicenda storica di ribellioni e di liberazioni e con una prospettiva di speranza per il futuro. Sono i libri di Giosuè, dei Giudici, di Samuele, dei Re (detti i “Profeti anteriori”) e, di seguito gli archivi dei tre grandi profeti “scrittori”: Isaia, Geremia ed Ezechiele, e dei dodici profeti detti minori (“Profeti posteriori”).
Nel terzo scaffale sono ordinati gli Scritti, che sono i libri di preghiera, di lettura e di sapienza che accompagnavano il popolo nel presente, compresi i “Cinque rotoli” da leggere nella celebrazione delle feste. Sono i libri dei Salmi, di Giobbe e dei Proverbi. I Cinque rotoli sono Rut, il Cantico dei cantici, l’Ecclesiaste (detto anche Qoelet), le Lamentazioni ed Ester. Infine, Daniele, Esdra e Nehemia e le Cronache. Questo era l’ordine che il primo bibliotecario ebreo aveva dato ai libri.


Edizioni greche

Avvenne però che in seguito, quando gli ebrei si sparsero per il mondo greco ellenistico, si adattarono, in parte, alle loro concezioni e ne utilizzarono la lingua: delle antiche scritture fu fatta un’edizione greca, e i libri furono riordinati in modo diverso da un bibliotecario ebreo di lingua greca. Ovviamente, alcuni libri cambiarono posizione nello scaffale.
Nella Bibbia greca dei Giudei di Alessandria in Egitto si trovano dunque, i seguenti libri che non figurano nel canone ebraico: 1° Esdra, Tobia, Giuditta, Aggiunte ad Ester, Sapienza di Salomone, Sapienza di Gesù figlio di Sirach o Ecclesiastico, Baruc, Epistola di Geremia, Aggiunte a Daniele, 1° e 2° Maccabei, 3° e 4° Maccabei. In tutto: 13 libri.
Sul secondo scaffale furono collocati gli Scritti (una collezione aperta, che si arricchiva via via di nuovi testi) e sul terzo furono messe le opere dei singoli profeti, detti i “Profeti posteriori”. Questa fu la Bibbia greca, detta anche “dei Settanta”. (Una tradizione leggendaria dice che 70 traduttori, rinchiusi in 70 celle separate avrebbero, in 70 giorni fatto 70 traduzioni dell’Antico Testamento perfettamente identiche l’una all’altra. Da ciò il nome di “La settanta” dato alla traduzione greca dell’Antico Testamento). Sono quei libri che rispecchiano la fede e le esperienze storiche dei secoli in cui l’ebraismo era immerso nella cultura greca e che non furono da tutti considerati parte della Bibbia vera e propria. Questo fu l’ordinamento dato dall’ebraismo di lingua greca, che rimase poi alla base della Bibbia in uso fra i cristiani.
I due bibliotecari si sono oggi messi più o meno d’accordo, dal momento che quello che contava erano i libri e non l’ordine con cui erano conservati nella biblioteca. Le attuali edizioni a stampa della Bibbia preferiscono ora l’uno ora l’altro ordinamento.
La seconda stanza, più piccola, accoglie gli scritti del Nuovo Testamento, e qui non vi sono problemi di contenuto o di ordinamento. La lista dei libri, detta “canone”, cioè elenco ufficiale, comprende 27 libri, tutti scritti nell’ambito della comunità dei discepoli di Gesù e da tutti riconosciuti come testi affidabili ed autorevoli.
Anche qui vi sono tre scaffali, catalogati secondo il genere letterario: i quattro evangeli (Matteo, Marco Luca e Giovanni), che pongono i fondamenti della fede in Gesù, seguiti dagli Atti degli Apostoli; poi le epistole, o lettere, che contengono le lettere circolari e le esortazioni di origine apostolica, di Paolo e di altri autori, ed un libro di tipo profetico, l’Apocalisse. E’ un ordine analogo a quello che il secondo bibliotecario ha dato all’Antico Testamento: prima le origini, poi la vita di preghiera e sapienza, infine l’apertura al futuro.
La Bibbia dunque è un libro, ma non solo un libro. Una biblioteca. Una biblioteca viva ed abitata, una sala di lettura dove i libri sono consultati e letti individualmente. Ed è soprattutto un luogo d’incontro.

Criteri di conservazione

Provocatoriamente proviamo ad interrogarci e proviamo a porci alcuni interrogativi:
Che tipo di biblioteca? Con quale prospettiva, e con quali intenzioni?
In negativo possiamo dire che la Bibbia NON è una biblioteca storica: pur contenendo racconti storici e documenti, non ha l’interesse propriamente storico di narrare i fatti per amore dei fatti.
Non è neppure una biblioteca letteraria anche se contiene pezzi di alta letteratura.
Non è infine una biblioteca religiosa, nel senso che intendiamo oggi, perché accanto alle preghiere e liturgie e leggi, vi troviamo pagine di sapienza laica e persino poesie d’amore, mentre sono poco presenti temi o riflessioni esplicite sulla religione o la spiritualità.
In positivo, quello che fa l’unità e l’interesse della Bibbia è il suo discorso costante su Dio, su quel Dio che è nominato il “Signore” (perché il suo vero nome è segreto e chi lo conosce non può pronunciarlo) e che è un Dio potente e attivo, davanti al quale, come interlocutore, sta l’uomo, l’essere umano.
Questa è l’intenzione ed il criterio sul quale la Bibbia è stata costruita e conservata, con una selezione strettissima di testi e di tradizioni. In essa sono stati accolti, per acquisizioni successive, quei racconti e testimonianze e predicazioni (e soltanto queste) che servivano a conservare e a tramandare le opere e le parole di Dio per il suo popolo. Il resto, in genere, è stato scartato e cestinato.


Versioni

La Bibbia scritta originariamente in ebraico, è stata tradotta in diverse lingue. Anzitutto essa venne tradotta in lingua greca.

Abbiamo le seguenti versioni:

1) La versione Alessandrina o la Settanta (metà del 3° secolo avanti Cristo)
2) La versione di Aquila (prima metà del 2° secolo)
3) La versione di Teodozione (seconda metà del 2° secolo)
4) La versione di Simmaco (?)
5) La Bibbia sestupla di Origene) (seconda metà del 3° secolo dopo Cristo).

Furono poi fatte versioni della Bibbia in lingua semitica:

1) I Targumin (traduzioni) – 2° secolo avanti Cristo
2) La Pescitto (semplice)  - secondo secolo avanti Cristo)
3) Versione araba – 10° secolo dopo Cristo
4) Versione samaritana – 4° - 6° secolo dopo Cristo.

La Bibbia fu inoltre tradotta in lingua latina: abbiamo le seguenti versioni:

1) Antica versione latina (tradotta dal greco – dai LXX – al principio del 3° secolo dopo Cristo
2) La vulgata di Girolamo (tradotta da Girolamo dall’ebraico: anno 300 – 405 dopo Cristo).
La Vulgata fu adottata come la Bibbia ufficiale per la Chiesa Romana al Concilio di Trento, nel 1546.

Infine, la Bibbia venne tradotta nelle nuove lingue parlate dai popoli moderni. Sappiamo che Pietro Valdo, verso la fine del 12° secolo fece tradurre in lingua lionese alcune parti dell’Antico e3 del Nuovo Testamento.
In Germania, nella prima metà del secolo 16°, il Riformatore Martin Lutero tradusse la Bibbia intera dall’ebraico e dal greco in tedesco. Tale traduzione è ancora oggi in uso nelle Chiese Evangeliche Tedesche.
Poi la Bibbia fu, poco per volta, tradotta nelle altre principali lingue, affinché la gente potesse leggerla. Oggi la si stampa in più di 900 lingue e dialetti, specialmente per opera di molte Società Bibliche. In Italia dalla Società Biblica Britannica e Forestiera con sede a Roma.


Alcune considerazioni e fondamenti storici

Vi sono varie ipotesi sulla determinazione, la raccolta e conservazione di vari testi. La realtà storica è molto complessa, ma resta il fatto accertato che in quel tempo (cioè in terra d’esilio, dopo il 587 a.C.) cominciò a costituirsi quella raccolta di scritti che furono poi messi insieme, copiati, organizzati e adattati al presente, e che dette vita ad una primissima cultura del libro, con i suoi lettori, le scuole per imparare a leggere, con scribi, copisti, lettori pubblici autorizzati, ed un numero crescente di lettori privati, che leggevano, recitavano e riflettevano e “ruminavano” sul testo con la medesima intensità e partecipazione con cui i loro padri avevano frequentato il Tempio a Gerusalemme ed offerto sacrifici.
Che la Bibbia sia un unico volume stampato è per noi talmente ovvio da ritenere che sia stato sempre così. Invece la cosa è relativamente recente, e risale sostanzialmente all’invenzione della stampa. Per lungo tempo la Bibbia fu veramente una raccolta di pezzi indipendenti, rotoli o codici (cioè fogli cuciti insieme come i nostri libri) da custodire insieme, nello stesso luogo, controllando che ci fossero tutti. L’elenco si chiamava “canone” cioè norma, o elenco normativo, fissato da una autorità riconosciuta o definito da una traduzione universale.


Canone

Ad un certo punto della storia, gli scritti che comprendevano la Bibbia furono definiti per sempre, e come si disse, il canone fu chiuso; la Bibbia divenne un libro chiuso, quasi un codice di leggi immutabili e indiscutibili. Chiusa fra due pesanti copertine di legno, immobile nel suo testo scritto, fu vista come un codice di verità sull’origine dell’universo, sulla storia antica, sulle regole etiche, da leggere alla lettera. Così avvenne per molti secoli nella chiesa cattolica, che sembrò temere la Bibbia e la sua lettura come potenziale critica al suo modo di intendere la fede cristiana. Furono però preoccupazioni inutili, perché la Bibbia continuò a vivere ed a richiamare uomini e donne a viverla e a metterla in atto. Visse perché in molte sue pagine rimaneva il libro che interroga e che ci interpella, in cui il lettore si può riconoscere e dire: è di me che parla.
La Bibbia, così, nel tempo, continuò a muovere il mondo. Mosse i grandi teologi del IV - V secolo e mosse San Francesco per una nuova sequela del Cristo. Mosse Valdo di Lione e Lutero, e i missionari e gli interpreti dell’evangelo nel tempo moderno, fino a Dietrich Bonhoeffer e Martin Luther King. Mosse e muove molti, cristiani, ebrei e non credenti, animati dalla figura di Gesù, dalle preghiere dei Salmi, dalle visioni dei profeti.
Alcune edizioni seguono il canone ebraico, altre il canone cristiano della tradizione greca (chiese ortodosse e chiesa cattolica romana), mentre per i protestanti la Bibbia comprende i libri del canone ebraico nell’ordine della Bibbia greca, e naturalmente il Nuovo Testamento. Occorre tener presente queste differenze, che non toccano tuttavia il contenuto.
In passato, certo, vi furono dure polemiche confessionali: da parte protestante si dichiararono “apocrifi”, cioè nascosti e implicitamente falsi, i libri del canone greco-alessandrino, che per cattolici ed ortodossi godevano invece di pari autorità. I cattolici da parte loro replicavano che le Bibbie protestanti erano mutilate, e le mettevano all’Indice dei libri proibiti.
I Padri delle chiese orientali ed anche di alcuni delle chiese occidentali ebbero un atteggiamento moderato. Lutero mise questi libri deuterocanonici nell’appendice della sua traduzione della Bibbia come libri “non canonici”, ma tuttavia “utili e buoni a leggere”. Così successe per le altre Bibbie protestanti fino alla fine del secolo XVIII.
La Chiesa Romana, dopo molte discussioni e controversie - in contrapposizione alle tesi di Martin Lutero - stabilì col Concilio di Trento (1546, 8 aprile), la lista dei libri dell’A.T., in cui i libri deuterocanonici non sono per nulla distinti dai libri canonici. Così fece pure la Chiesa Greca (1672).
Oggi le polemiche si sono spente e la Traduzione interconfessionale della Bibbia in lingua corrente (TILC), fatta insieme da cattolici e protestanti, conferma che esiste una sola Bibbia. Del resto, quei libri controversi, chiamati deuterocanonici (di un “secondo canone”), o apocrifi, sono utili e interessanti, in quanto riempiono un vuoto storico fra gli ultimi libri del canone ebraico e i tempi del Nuovo Testamento.
Alcuni sono ancora persuasi che esistano Bibbie cattoliche e Bibbie protestanti.

Il contenuto della Bibbia 
(Antico Testamento - Canone ebraico e protestante)

Aprendo una Bibbia, fisicamente troviamo che si presenta come un volume compatto, o più volumi, che si divide in due parti diseguali. La prima comprende i libri dell’Antico Testamento, cioè la Bibbia ebraica. Sono complessivamente 39 “libri”, divisi in quattro sezioni: il Pentateuco, o legge, i libri storici, quelli poetici e sapienziali e quelli profetici.
La Legge, o torah, è la raccolta più antica e, nella tradizione ebraica, la più autorevole: comprende i libri della Genesi (origini), Esodo (uscita dall’Egitto), Levitico (prescrizioni rituali), Numeri (censimenti ed altri episodi) e Deuteronomio (rinnovamento della legge).
La seconda sezione, dei libri storici, narra la storia di Israele, nei libri di Giosuè, dei Giudici e di Rut, seguiti dai due libri di Samuele (le storie di Davide) e dai due Re (da Salomone alla caduta di Gerusalemme). Le storie dei re si intrecciano con quelle dei profeti, i cui scritti si trovano però nella quarta sezione. Seguono i due libri delle Cronache, che riscrivono la storia dei re, da Davide in poi, in una prospettiva sacerdotale, ed alcuni episodi del ritorno e della ricostruzione dopo l’esilio in Babilonia, nei libri di Esdra e Nehemia; a conclusione, la storia di Ester.
La terza sezione, dei libri poetici e sapienziali, comprende cinque libri: Giobbe (una meditazione sapienziale sulla sofferenza senza Dio e con Dio), i Salmi (i canti di Israele, liturgici o individuali), i Proverbi (la Sapienza), il Qoelet, detto anche Ecclesiaste (meditazione sapienziale sulla vita).
I libri profetici portano i nomi dei profeti di cui riferiscono le parole: Isaia, Geremia, con le Lamentazioni (canti di lutto nazionale), Ezechiele e Daniele. L’Antico Testamento si conclude con il libro dei Dodici profeti detti “minori” (minori nel senso di più brevi) e cioè: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia.


Libri deuterocanonici
(Antico Testamento - Canone alessandrino ed edizioni cattoliche)

Una parola va dedicata ai libri cosiddetti “deuterocanonici”, assenti nelle edizioni protestanti moderne e quindi anche nella Nuova Riveduta e presenti in quelle cattoliche e nella Traduzione interconfessionale in lingua corrente (TILC). Alcuni sono di genere narrativo-novellistico (Giuditta e Tobia), o narrativo-storico (I e II Maccabei); altri di genere sapienziale (la Sapienza e il Siracide, detto anche l’Ecclesiastico, da non confondere con l’Ecclesiaste/Qoelet già citato). Vi sono inoltre alcuni episodi o capitoli aggiuntivi ai testi ebraici di Geremia e Daniele, e una redazione greca del libro di Ester.


Il Nuovo Testamento

Il Nuovo Testamento è più breve, circa un quarto dell’intera Bibbia: 27 libri, divisi in tre parti: i racconti fondanti (o libri “storici”), le lettere o epistole, e una profezia: ovvero i quattro Vangeli (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) con il Libro degli Atti degli apostoli (la prima missione dei discepoli di Gesù); le lettere apostoliche di Paolo alle comunità della diaspora e di altri, e l’Apocalisse.


I libri apocrifi

Il termine apocrifi (nascosti) è usato per indicare un certo numero di libri e scritti i quali si trovano nella versione greca dei Settanta (LXX) e nella versione latina della Vulgata, ma non nel Canone ebraico. La Chiesa Romana li chiama anziché “apocrifi”, Deuterocanonici.
La parola “apocrifo” indicò sin dai primi tempi un libro non adoperato nel culto pubblico, sottratto all’uso ordinario della Chiesa in contrapposizione ai libri ufficiali destinati all’insegnamento di tutti i fedeli.
Li divideremo in tre gruppi:

A) La aggiunte ai libri canonici

1) Aggiunte al libro di Esther: frammenti aggiunti qua e là al libro di Esther.
2) Aggiunte al libro di Daniele: Sono le seguenti:
a) La preghiera di Azaria ed il cantico dei tre giovani ebrei nella fornace ardente.
b) Lla storia di Susanna.
c) L’impostura dei sacerdoti di Bel.
d) La storia del Dragone.
3) La preghiera di Manasse: sarebbe la preghiera di pentimento del re Manasse di cui si parla in 2° Cronache 33: 11-13. Questa aggiunta non si trova nella versione dei LXX.
4) Il terzo libro di Esdra: nella LXX è incluso solo il nome di “1° libro di Esdra”.
5) La Epistola di Geremia: Sarebbe una lettera scritta dal profeta agli ebrei prigionieri in Babilonia (cfr. Geremia 10: 1-16).
6) Il libro di Baruk: tre scritti diversi, posteriori alla seconda distruzione di Gerusalemme dell’anno 70 d.C.

B) I libri narrativi

1) Il 1° libro dei Maccabei
2) Il 2° libro dei Maccabei
3) Il 3° libro dei Maccabei: raccontano la storia delle persecuzioni cui fu sottoposto il popolo d’Israele dal 175 a.C.
4) Il libro di Tobia: è la storia di Tobia che viene guarito dalla sua cecità, e di suo figlio Tobia che riesce a cacciare il demonio dalla sua sposa Sara.
5) Il libro di Giuditta: E’ la storia della giovane giudea che salva Israele tagliando la testa di Oloferne, il generale di Nebucadnetsar re di Assiria. Non ha alcun valore storico.

C) I libri sapienziali

1) L’Ecclesiastico o Sapienza di Gesù figlio di Sirach (raccolta di proverbi)
2) La sapienza di Salomone.

D) Gli pseudoepigragi

Con questo nome si indica un certo numero di scritti di autore sconosciuto, presentati sotto il nome di un grande personaggio del passato e che ebbero una grande diffusione nel giudaismo del 2° secolo a. C. al 3° secolo d.C.
Tali scritti, molto popolari nel Cristianesimo primitivo, rimasero però esclusi dalle raccolte canoniche. Ecco i più importanti:

Genere sedicente storico:

1) Il martirio di Isaia
2) Il libro dei giubilei
3) La lettera di Aristea

Genere filosofico:

1) Il 4° libro dei Maccabei


Genere apocalittico:

1) Il libro di Enoch
2) I Testamenti dei 12 Patriarchi
3) L’Assunzione di Mosé
4) Il 4° libro di Esdra
5) Le due apocalissi di Baruch
6) I libri sibillini

Genere poetico:

1) I 18 Salmi di Salomone
2) Le 40 odi di Salomone.








Bibliografia:
- Costituzione del Grande Oriente d’Italia (GOI), Palazzo Giustiniani, Roma 2016
- Rituale del Grado di Maestro Installato, Gran Capitolo Liberi Muratori, Rito di York, 2016
- Introduzione all’Antico Testamento, di J. Alberto Soggin, Ediz. Paideia Brescia 1979
- Introduzione al Nuovo Testamento, di Bruno Corsani, Ediz. Claudiana Torino 1972
- La Bibbia, Giorgio Girardet, Ediz. Claudiana Torino 2001
- Pane al Pane…! Sinodo Riformato olandese – ediz. Claudiana, Torino 1972
- “Sta scritto”, Introduzione allo studio della Bibbia di Edoardo Aime – Ediz. Claudiana 1946.
- Informatutto biblico storico, A.A. Hugon ed altri, Ediz. Claudiana Torino 1983
- La Bibbia aveva ragione I e II, di Werner Keller, Ediz. Garzanti Milano 1977

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