di Alain de Keghel
«Il Viaggio di Ciro e il Discorso sulla teologia e la mitologia pagana» del Cavaliere di Ramsay, recentemente pubblicati in italiano, hanno naturalmente attirato la nostra attenzione per più motivi.
Per il Rito Scozzese Antico e Accettato questo letterato è un elemento di riferimento importante in quanto, a differenza di James Anderson che aveva fondato la sua costruzione della “storia” di una Massoneria fortemente legata all’Antico Testamento, Ramsay è, per quanto lo riguarda, uno dei principali autori che hanno fortemente ispirato la mitologia massonica legata allo spirito delle Crociate. Conosciamo due versioni del suo famoso Discorso pronunciato il 26 dicembre 1736, si pensa nella Loggia Saint Thomas, quella alla quale apparteneva anche Lord Darentwater. La seconda versione, alla fine, non sarebbe stata pronunciata per non entrare in urto con l’amico il Cardinale de Fleury, che non nutriva alcuna simpatia per l’Ordine massonico.
La Prefazione di Gianmichele Galassi è ricca di informazioni in merito al complesso itinerario spirituale di Ramsay che, arrivato dalla Scozia, si stabilisce in Francia per divenire il precettore del Principe di Turenne ed in seguito ricoprire la medesima funzione a Roma per il figlio di Giacomo III, Pretendente al trono di Inghilterra. Iniziato in Loggia nel 1725, si interessò all’inizio ai cattolici giacobiti ma il suo secondo Discorso – quello mai pronunciato – guardava anche con interesse ai gallicani legati alla casata degli Hannover, ponendo l’accento sulla redazione di un “Dizionario universale delle arti liberali e delle scienze utili” e rivelando dunque la tendenza istintiva di Ramsay verso una religione naturale della quale la massoneria rappresentava per lui la chiave di volta. Fénelon, di cui divenne amico, riuscì a convincerlo della sua dottrina ed a farlo convertire al cattolicesimo. Un itinerario spirituale leggermente insolito, che gli procurò gli scherni di Montesquieu.