Permetteteci di segnalarvi questo libro (uscito per le edizioni Tipheret a cura di Mauro Cascio) che è veramente qualcosa di fuori dall’ordinario, perché fuori dall’Ordinario furono sia l’autore, Oswald Wirth, che il protagonista del raccontare Stanislas de Guaita, il suo Maestro, avventuriero del Pensiero come pochi. Non basta arrampicarsi. Bisogna anche saperla raccontare, la scalata. «A colui che ha forzato il Tabernacolo della Natura e conquistato, a pericolo della sua vita e della sua ragione, l’intelligenza degli Arcani nessun altro destino sarà destinato se non questo: scoprire le leggi supreme ed asservire a queste le cause seconde; sporgersi sull’abisso di Luce di cui ci parla Heinrich Khunrath: sporgersi, sempre affamati e assetati, mai sazi, sul fiume dei concetti radicali della Verità Assoluta, fiume universale e della sintesi, nel quale confluiscono i tanti rigagnoli delle conoscenze particolari e analitiche... Ecco l’ideale. Ecco l’esistenza che possiamo desiderare».
Erano tempi in cui la Ierofania era qualcosa che potevi non solo amare, ma persino sognare di poter toccare con mano. «Io sono un artista, se così possiamo dire, ‘comprensivo’: sono un soldato dell’armata del Verbo. Là è il mio posto predestinato. Ho sete di Giustizia e di Verità, e cerco l’una e l’altra laddove credo di vederle. Come sarei incapace di trascorrere una vita di azione, così sono ardente e infaticabile nel perseguire il Vero e il Bello. Di cosa sono capace? Stabiliamo il bilancio delle possibilità. Posso approfondire, scavare a fondo una questione che mi ha incuriosito, strappare gli ultimi segreti ad una scienza centrale, di cui tutte le altre non sono che delle irradiazioni. Io posso essere ciò che la maggior parte degli uomini definisce un utopista e ciò che altri chiamano un pensatore. Io posso concentrare nel mio cervello le conoscenze più estratte della metafisica, nutrirmi intellettualmente del midollo dei Leoni, come dice Bossuet; io posso elaborare lentamente un’opera dogmatica in cui avrei messo tutta la mia intelligenza, il mio entusiasmo e il mio cuore, poi, in un dato momento, sarei anche capace, suppongo, di sacrificarmi per quello che credo il Vero, il Bello, il Giusto... Da me si trarranno solo delle belle forme e dei nobili pensieri. Ho voluto dirvi che quello che io sono è ciò che voi vi ostinate a non voler vedere in me».