di Massimo Agostini
Il bastione di San Giovanni
I Cavalieri di San Giovanni o di Rodi gestivano numerosi ospedali e anch’essi come i templari erano monaci guerrieri impegnati sulle strade della Terrasanta alla difesa e assistenza dei pellegrini. La presenza dei giovanniti a Monteleone si desume dalla denominazione di un bastione posto all’ingresso della città, ma soprattutto per alcuni segni lasciati nella pietra. Il bastione detto di San Giovanni era infatti un baluardo difensivo presidiato probabilmente dagli omonimi monaci-guerrieri, infatti nella facciata dell’attigua chiesa sono ancora presenti di alcuni stemmi araldici riconducibili a questo Ordine. Potrebbe anche essere che il Bastione di San Giovanni sia passato in mano giovannita all’inizio del XIV sec., come eredità derivata dalla soppressione dei templari..
Nelle costruzioni giovannite si ritrovano spesso stemmi marmorei a rilievo che raffigurano i blasoni dei Gran Maestri e l’Arma dell’Ordine, tipici esempi si possono ancora ammirare nell’isola di Rodi. Anche nella facciata della chiesa di San Giovanni di Monteleone sono ancora presenti alcuni blasoni che richiamano fortemente quelli di Rodi. Proprio la presenza di questi stemmi fa ipotizzare che il presidio giovannita di Monteleone di Spoleto fosse di una certa rilevanza, non escludendo l’istituzione di una commenda o castellania.
La lettura del linguaggio simbolico induce a considerare la città di Monteleone di Spoleto come luogo sacro, tempio inviolabile di antichi misteri trasmessi di generazione in generazione nel segreto di rituali esoterici. Sicuramente la città ha visto la presenza nel Medioevo di Ordini Monastico-militari e crociferi, fra i quali i Giovanniti e forse anche i Templari, non escludendo quella di successive organizzazioni iniziatiche dirette eredi del segreto templare (Patio Segreta, Jacobiti, confraternite, accademie rosacrociane …). È pertanto facile ipotizzare che il commercio delle reliquie provenienti dalla Terrasanta, particolarmente diffuso al tempo delle crociate, abbia condotto nella città di Monteleone di Spoleto qualche raro reperto (magari legato proprio a Santa Caterina Alessandrina), nascosto poi nelle segreto dei conventi crociferi.
Queste non possono che essere suggestive ipotesi legate all’interpretazione dell’affascinante linguaggio indiretto dei simboli, agli storici veri va invece il difficile compito di certificare la verità degli eventi qui narrati.