La caccia alle streghe operata, con crudele
intensità, soprattutto tra i secoli XVI e XVII è stata interpretata dalla
storiografia come uno scontro culturale tra il mondo erudito rappresentato
dalla Chiesa e il mondo popolare assimilato alle pratiche magico-tradizionali.
Spinta da un rinnovato spirito di evangelizzazione, la chiesa mosse
sistematicamente guerra, dal Cinquecento in avanti, a superstizioni, vecchie
credenze, riti post-pagani che facevano parte, in ogni caso, del folclore
popolari e delle pratiche magiche. Gli storici che hanno tentato di fare un
bilancio numerico delle vittime accusate di stregoneria si sono sempre fermati
difronte la mancanza di fonti, in altre parole, mancavano i verbali dei
processi. Nei casi sporadici in cui si può disporre di tale documentazione si
rimane, addirittura, sconvolti dalla loro durezza e drammaticità e,
soprattutto, dalla capacità in essi insita di trasmettere un nitido spaccato
del mondo delle streghe e della loro persecuzione. E’ stato comunque calcolato
che il tasso delle condanne a morte, secondo vari luoghi ed epoche, si sia
aggirato sul 25-47% dei processi, con punte massime eccezionali del 92%
(Svizzera). Leggi tutto l'interessante articolo di Samantha Lombardi pubblicato sul Bloig di Pierluigi Montalbano.
Link-fonte:Le streghe e la stregoneria: gli oscuri rituali di natura demoniaca perseguiti dall’inquisizione.