È prevista per ottobre l’uscita
de «La Massoneria. Una simbologia in movimento», una collettanea di studi con
la nota introduttiva del Sommo Sacerdote Tiziano Busca, a cura del Capitolo De
Lantaarn del Rito di York che inaugura l’omonima collana della Tipheret. Il
raggio di indagine è precisato nel sottotitolo: dai ribaltamenti della squadra
all’Arco Reale nel Rito di York. Mauro Cascio, Marco Rocchi, Andrea Ghiaroni e
Antonio Cecere tentano di leggere i tre gradi, e il quarto del Rito di York che
segna il compimento del percorso iniziatico, in una prospettiva nuova, tutta
prevalentemente filosofica, per dare un senso diverso, solido, alla
«riflessione» che deve guidare la trasformazione dell’uomo nuovo. «La
Massoneria è un po’ una storia d’amore.
È l’amore per una Conoscenza che
desideri e che non hai. Noi la cerchiamo in lei perché, nei secoli, nei suoi
simboli si è depositata la saggezza dell’umanità. Il neoplatonismo,
l’ermetismo, la Qabalah e la tradizione ebraica, la gnosticismo. La Massoneria
è fatta di simboli. Vive perché si muove. La complessa ritualità, articolata
tipicamente in tre gradi, e completata nel cosiddetto Arco Reale, non è altro
che una simbologia in movimento. Svolgere un rituale vuole corteggiare la
Massoneria, fare sì che i simboli si innamorino di noi, e li amiamo, li
scaldiamo, li nominiamo, li invitiamo apposta per averli, per possederli, per
farli nostri una volta e per tutte. Per adattarci il nostro significato, la
nostra idea del mondo. Perché a questo serve il metodo massonico: non darci una
verità precostituita, fatta una volta per tutte, dogmatica. Ma stimolarci
continuamente a metterci in gioco, ad essere filosofi per davvero. Essere
seduttori. Diventare tutti dei don Giovanni».