Da Parigi a New York seguendo il segreto dell'oro
Di Antonio Angeli
L'estate, si sa, è periodo di letture sotto l'ombrellone e in questi giorni, tra un tè freddo e uno spaghetto con le vongole, imperversa il romanzo «I fratelli oscuri» di Eric Giacometti e Jacques Ravenne (Piemme, 21 euro), un vero «librone» (442 pagine), che ha l'innegabile merito di essersi imposto tra tutti gli altri thriller e gialli della stagione calda.
Nel curriculum degli autori: «Il rituale dell'ombra», un altro thriller che è decisamente piaciuto ai cultori del genere, uscito lo scorso anno. «I fratelli oscuri» è un giallo d'azione decisamente anomalo a cominciare dalla lingua in cui nasce: il francese (traduzione di Paola Lanterna), visto che i «classici» del genere sono di solito inglesi o americani. Ma evidentemente non hanno il monopolio del settore. Un altro mistero sta negli autori: infatti Giacometti è un giornalista di una certa fama in Francia, mentre quello di Jacques Ravenne è decisamente uno pseudonimo, dietro il quale si cela un esperto della massoneria e, anche, un importante affiliato.
Dall'uscita del «Codice Da Vinci» se si vuole confezionare un buon giallo storico che, magari, sia anche un successo editoriale è necessario creare un cocktail di antichi enigmi mettendo qua e là importanti personaggi storici (ovviamente morti da secoli e che non possono smentire nulla), più qualche evento dei giorni nostri che porti ad un grande, incredibile mistero finale. Ecco: «I fratelli oscuri» riesce a mettere insieme tutti questi elementi e qualcosa di più, decisamente con maggiore eleganza di tanti libri concorrenti. Il segreto dei due autori è, probabilmente, l'essersi ispirati, più che a Dan Brown e ai suoi svariati discepoli, alla lezione del grande giallo francese, con Georges Simenon in testa. Vale bene la pena ricordare che, da qualche mese, sono tornate alla pubblicazione, con l'immancabile successo, le avventure del commissario Maigret e in più si riscopre anche, sempre con maggior piacere, quel Simenon che non parla di Maigret.
Ecco il protagonista de «I fratelli oscuri», commissario della Sureté parigina, quarant'anni o poco più e qualche problema di pancetta, che ama riflettere sui suoi casi seduto in un caffè, di certo ha un grado di parentela con Maigret. E in più fa giustizia a tutti i commissari di polizia francesi, dopo la figuraccia che ha fatto fare loro proprio Dan Brown con il suo «Codice Da Vinci».
Al centro del giallo il mistero della pietra filosofale, gli studi enigmatici degli alchimisti e il mondo della massoneria attraverso i secoli. Massoneria che, anche se molto romanzata, sembra apparire sempre più spesso tra le pagine dei romanzi di avventura come nelle sceneggiature dei film.
Allora si parte dagli orrori della Parigi medievale, abitata da un popolo vociante e disperato, da gendarmi violenti, da nobili corrotti e privi di scrupoli, ma soprattutto da inquisitori senza pietà. Dalle pagine del corposo volume emergono cesoie, lame, roghi e malsani sotterranei nei quali presunte streghe e presunti alchimisti patiscono interminabili pene. Attraverso la storia e i secoli si arriva alla Parigi dei giorni nostri dove i misteri non risolti del passato ancora perseguitano chi vive nel presente. Ci penserà l'immancabile commissario a dipanare la matassa. Ma dovrà passare per luoghi e monumenti famosi in tutto il mondo, come la Torre Eiffel e la Statua della Libertà per scoprire che questi due grandi manufatti del passato hanno un'origine e una storia che li lega indissolubilmente.
Fanno capolino, tra una pagina e l'altra George Washington, Benjamin Franklin e Nicolas Flamel, nome sconosciuto ai più, appartenuto, ma anche la sua stessa esistenza non è cosa certa, a quell'unico alchimista che svelò il mistero della pietra filosofale e della fabbricazione, in laboratorio, dell'oro. Una vera delizia per gli appassionati del mistero. (fonte: “Il Tempio”)