Varese - Folto pubblico mercoledì 14 maggio al Teatrino Santuccio per Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente.
«Molti problemi della massoneria, dal dopoguerra a oggi, sono legati ad una mancanza di comunicazione, al non aver capito l'importanza dei media».
A dirlo è stato proprio Gustavo Raffi, uno dei maggiori esponenti della massoneria, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia.
Il contesto: un Teatrino traboccante di pubblico per l'appuntamento di mercoledì sera di Amor di Politica, moderato dal docente dell'Insubria Claudio Bonvecchio.
Se il problema delle logge è stato la comunicazione, allora questo è il momento di parlare con la gente, che dopo anni di misteri sicuramente di curiosità ne ha sviluppate molte, provando a districarsi tra leggende e verità storiche.
Perchè, secondo Raffi, «I peggiori difensori della massoneria sono stati i massoni.
Dopo la guerra si sono ritrovati con una classe dirigente giurassica, che confondeva la strategie del segreto che era necessario usare durante il fascismo con le nuove strategie di comunicazione.
Questa posizione assurda fece della massoneria un capro espiatorio, ed è solo colpa della massoneria stessa».
Da questo sarebbero scaturiti tutti gli scandali che hanno coinvolto le logge, compreso quello della P2, della quale il Gran Maestro ha una definizione chiara: «La P2 sta alla massoneria come le Brigate Rosse stanno al comunismo».
Se il problema storico è stata la trasparenza, ieri sera Raffi ha sicuramente dato prova di una rottura con quel modo di fare, aprendo un ricco dibattito con il pubblico e rispondendo con un sorriso ad ogni curiosità, comprese quelle espresse dai lettori di VaresePolitica sul nostro blog.
Dal coinvolgimento dei massoni nella politica alle leggende sulla cremazione (della quale si diceva "è una cosa da massoni"), il dibattito ha provato a fare chiarezza su tanti aspetti, non senza una buona dose di autoironia.
Così, a chi chiede a cosa serva la massoneria oggi, la risposta descrive un Grande Oriente con ancora 19mila iscritti, uniti nella necessità di verificare che «I principi di tolleranza, libertà e fratellanza riescano a coniugarsi per dare una risposta ai bisogni di oggi.
Poi è ovvio, ci sono ancora dei massoni poco coerenti, che usano la massoneria solo per ottenere grandi appellativi e indossare pennacchi, per poi tornare a casa dalla moglie che li accoglie con un "seduto e zitto"».
A chi invece critica la chiusura del Grande Oriente alle donne (cosa che non avviene in altre logge), l'ospite regala una risposta diplomatica: «Il Grande Oriente fa parte di un grande circuito di massonerie storiche, bisogna agire a quel livello per sanare questa carenza.
Anche se posso affermare che molti massoni hanno fatto molto, storicamente, per l'emancipazione della donna, questo è sicuramente un problema da risolvere».
Negata anche l'immagine di una massoneria come privilegio d'elite: «Storicamente la composizione partiva anche dalla bassa massoneria, in futuro spero in un'apertura ancora maggiore».
In uno sforzo di trasparenza degno di qualunque società moderna, Raffi non si ritrae nemmeno dalle domande più puntigliose, come quella sulla provenienza dei fondi della loggia: «I bilanci del Grande Oriente sono pubblici e i fondi derivano solo dagli iscritti.
La quota base di iscrizione è di 180 euro l'anno, meno del circolo della briscola».
Dopo anni di silenzio, e di dubbi, sicuramente gli sforzi di trasparenza della massoneria necessiteranno di altrettanto tempo per ottenere risultati efficaci.
Di sicuro, però, ieri è stato evidente lo sforzo di questo esponente in tale direzione, il pubblico del Teatrino l'ha capito.
http://www3.varesenews.it - Simone Gambirasio
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